L’ultimo annuncio, in ordine di tempo, è stato quello del gruppo alberghiero francese AccorHotels, che insieme alla Katara Hospitality di Doha creerà un fondo da $1 miliardo per costruire hotel nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Ma negli ultimi mesi ci sono stati anche Nissan, che vuole realizzare una fabbrica per l’assemblaggio veicoli in Kenya; la russa TMH, che in Sudafrica realizzerà una fabbrica per la costruzione di materiali ferroviari; oppure la svizzera Agility Logistics, che ha avviato la costruzione di un centro merci vicino al porto di Maputo, in Mozambico.

Nonostante l’ultimo report dell’UNCTAD abbia registrato un calo del 21% dei capitali affluiti in Africa nel 2017, il continente sembra aver ritrovato il suo appeal. Durante la terza edizione del Forum di Cooperazione Cina-Africa, a inizio settembre, Pechino ha promesso investimenti per $ 60 miliardi in tre anni nel continente. Negli stessi giorni, il Presidente del Parlamento Europeo proponeva di inserire nel prossimo bilancio della UE un Piano Marshall per l’Africa da € 50 miliardi.

A trainare l’interesse sono soprattutto le infrastrutture: la Banca Mondiale ha calcolato che da qui al 2030 le prime quindici economie del continente dovranno spendere $ 1000 miliardi soltanto per il capitolo reti e impianti energetici. Tutto questo naturalmente ha un costo, avvertono gli esperti di Euler Hermes, la società per l’assicurazione del credito del Gruppo Allianz che assiste anche le imprese italiane con interessi nel continente. I suoi esperti lanciano l’allarme: il rischio-deficit può ancora minare la crescita delle economie africane.

E l’Italia?

Secondo l’ultimo World Investment Report dell’UNCTAD, in Africa il nostro Paese oggi investe circa € 23 miliardi: meno della metà di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, e € 17 miliardi in meno della Cina.

Dal punto di vista delle esportazioni, le nostre imprese l’anno scorso hanno incassato dall’ Africa circa € 17,5 miliardi, di cui 12 provenienti soltanto dai Paesi nordafricani: non molto, se consideriamo che l’export complessivo dell’Unione Europea verso l’Africa supera gli € 874 miliardi.

Le opportunità per le nostre imprese, però, ci sono. «In Africa oggi si fanno soprattutto due cose: o si costruiscono strade, o ci si occupa di agroalimentare» dice scherzando Alberto Rota. L’azienda che guida sta facendo affari in parecchi Stati africani, vendendo tecnologie moderne per gli allevamenti. E di agribusiness si occupa anche la SUNCHEM.

Per le aziende italiane, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, la via d’ingresso spesso è quella della subfornitura. Ma anche le fiere di settore restano un buon viatico per conoscere nuovi clienti.

 

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