Nonostante gli sforzi compiuti per arrivare ad una bozza iniziale, lo schema di accordo sulle modalità relative al recesso del Regno Unito dall’Unione Europea resta al centro di aspre discussioni. Il testo dell’intesa è ora all’esame delle delegazioni degli Stati membri.

In primis, per superare in via provvisoria il problema del confine tra la Repubblica d’Irlanda e la provincia britannica dell’Irlanda del Nord – il Regno Unito continuerà a partecipare all’Unione Doganale europea durante un periodo transitorio che durerà fino al 31 dicembre 2020. Durante il periodo transitorio, che potrebbe essere oggetto di proroga, il governo di Londra non potrà concludere accordi di libero scambio con Paesi Terzi.

Da marzo 2019 si svolgerà una trattativa per stabilire il quadro delle future relazioni tra l’Unione e il Regno Unito. A tal fine, secondo fonti della Commissione UE, sarà preso a riferimento l’accordo di libero scambio sottoscritto con il Canada (CETA).

Sembra, quindi, allontanarsi il rischio di un recesso britannico senza un accordo, la cosiddetta “hard Brexit”, ma la partita è ancora aperta. Lo schema d’intesa deve ottenere il via libera dal Parlamento britannico e l’esito del voto è incerto, viste le tensioni sorte in seno al governo di Londra.

È stata dunque annunciata una riunione straordinaria del Consiglio europeo il 25 novembre, per dare il via libera all’accordo che dovrà poi essere votato dal Parlamento europeo. La procedura, a Londra e a Bruxelles, deve chiudersi in tempo utile prima del recesso britannico alla data del 29 marzo 2019. Se l’intesa sarà ratificata, durante il periodo transitorio resteranno in vigore nel Regno Unito le politiche europee «con tutti i diritti e gli obblighi conseguenti». Anche se, dopo il recesso formale il 29 marzo 2019, i rappresentanti britannici non prenderanno più parte alle riunioni istituzionali e tecniche in ambito europeo.

I prodotti del “Made in Italy” agroalimentare potranno continueranno ad arrivare sul mercato britannico senza l’imposizione di dazi doganali. E saranno riconosciute e tutelate tutte le indicazioni geografiche e le denominazioni di qualità.

Tuttavia, la Commissione UE ha licenziato una comunicazione con la quale, tra l’altro, s’invitano gli Stati membri ad aumentare gli addetti presso gli uffici doganali e i servizi veterinari. È consentita, inoltre, la concessione di aiuti di Stato per l’assistenza a favore delle piccole e medie imprese e la messa a punto di appositi piani di emergenza. Per quanto riguarda, in particolare, il settore agricolo, la Commissione ritiene che la normativa vigente consenta «di far fronte in modo adeguato ai problemi immediati posti dal recesso del Regno Unito».
In caso di “hard Brexit”, dal 30 marzo 2019, sull’interscambio commerciale tra gli Stati membri dell’Unione e il Regno Unito si applicherebbero le tariffe stabilite in ambito WTO. Per l’ortofrutta, a esempio, i dazi oscillano attorno al 10%; mentre per i prodotti del settore lattiero-caseario si sale fino al 30%.

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