Scongiurata la guerra commerciale: nell’accordo aumento dell’import europeo di soia e impegno comune sul rilancio del WTO. Con tante incognite, dalle olive spagnole alla carne agli ormoni.

Una «grande giornata», con la quale è inizia una «nuova fase» della relazione (e delle trattative) tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Così il presidente americano, Donald Trump, nella conferenza organizzata a sorpresa alla Casa Bianca al fianco del presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, certifica mediaticamente la tregua commerciale USA-UE. Solo fino a qualche ora prima Trump sembrava intenzionato a imporre dazi del 25% sulle auto non americane mentre Bruxelles aveva pronta una lunga lista di ritorsioni. Ora invece arriverà dall’America ancora più soia, per compensare l’impatto dei mancati acquisti cinesi dovuta proprio ai nuovi dazi.

Non solo, con la nuova tregua Europa e USA si sono impegnati a lavorare insieme anche per riformare il WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio che da Ginevra aveva lanciato un appello chiedendo di non abbandonare il sistema multilaterale in favore di una nuova “legge della giungla”. Ora arriva l’impegno a evitare misure punitive: «Entrambi vinceremo», hanno dichiarato in una nota congiunta USA e UE, che insieme contano oltre 830 milioni di cittadini, rappresentano oltre il 50% del PIL mondiale e vantano «la più grande relazione economica al mondo», che vale mille miliardi di dollari.

L’Unione Europea si è impegnata a comprare dall’America («quasi immediatamente», ha detto Trump) più semi di soia (e più gas liquefatto). Anche per la commissaria UE al Commercio, Cecilia Malmstrom, anche lei alla Casa Bianca, «si è voltata pagina». Anche perché Trump ha promesso che la disputa sui dazi da lui imposti dal primo giugno scorso sull’acciaio e sull’alluminio UE «verrà risolta così come le contromisure» che ne sono seguite. A vincere sarebbero in quel caso le aziende europee ma anche quelle americane, che stanno subendo le ritorsioni con cui Bruxelles ha risposto al protezionismo di Trump.

«L’intesa tra Unione europea e Stati Uniti, per fermare la guerra commerciale in atto, è senz’altro una buona notizia per il nostro sistema agroalimentare che esporta sul mercato americano prodotti per un valore di 4 miliardi. Però, alcuni aspetti dell’accordo vanno approfonditi e chiariti». Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha così commentato l’intesa, ricordando che lo scorso anno l’import europeo di soia è ammontato a 32 milioni di tonnellate. «È in materia di smantellamento delle cosiddette barriere non tariffarie – ha però rilevato Giansanti – che potrebbero sorgere le maggiori difficoltà relativamente al commercio di prodotti agroalimentari. Da tempo, a esempio, gli Stati Uniti si oppongono al divieto di esportazione sul mercato europeo di carni allevate con gli ormoni».

Recentemente in un rapporto USA sono stati criticati i provvedimenti di alcuni paesi UE, tra i quali l’Italia, in materia di etichettatura d’origine. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno sempre contestato il sistema delle indicazioni geografiche e di qualità dei prodotti agroalimentari dell’Unione.

La solidità dell’accordo sarà oggetto di una prima verifica nei prossimi giorni, ricorda Giansanti, quando il Dipartimento Americano al Commercio dovrà confermare i dazi preliminari sulle importazioni di olive da tavola dalla Spagna.

L’accordo, fa notare la Coldiretti, impegnando l’Europa ad aumentare le importazioni di soia dagli Stati Uniti, riguarda direttamente l’Italia, primo produttore europeo di semi oleosi con circa il 50% del totale, ma comunque fortemente deficitaria e import dipendente.

Nel primo quadrimestre del 2018, le importazione italiane dagli Usa sono aumentate del 31%, ricorda l’organizzazione agricola, che sollecita «un attento monitoraggio nei prossimi mesi gli effetti di questo accordo».

«Bene per l’agroalimentare Made in Italy, visto che gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di sbocco delle nostre esportazioni», dichiara il presidente nazionale della Cia-Agricoltori italiani, Dino Scanavino, che ribadisce comunque la necessità di tenere alta l’attenzione, continuando a sostenere accordi commerciali multilaterali e bilaterali che includano sempre il rispetto del principio di reciprocità delle regole commerciali.

 

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