L’imputato numero uno resta il clima, anche in Nord America, a corollario di una stagione estiva caratterizzata quest’anno da temperature insolitamente elevate e dalla carenza di precipitazioni. Un fattore, quello meteo, che ha indotto Statistics Canada, nelle previsioni di agosto elaborate per conto del ministero dell’Agricoltura di Ottawa, a ridimensionare le stime sul raccolto di grano duro di 300mila tonnellate.

Stando ai nuovi conteggi, la produzione canadese, la più elevata a livello mondiale, dovrebbe attestarsi sui 5,8 milioni di tonnellate (era di 6,1 milioni la stima di luglio), corrispondenti a una crescita annua del 17%. Un risultato esclusivamente ascrivibile al 19% di aumento delle superfici investite. Considerando anche le scorte di vecchia produzione (1,4 milioni di tonnellate), l’effettiva disponibilità di frumento duro canadese è valutata adesso a quota 7,2 milioni, il 5% in più rispetto alla scorsa campagna. Un volume più che sufficiente a garantire un fabbisogno che, tra vendite all’estero per 4,8 milioni di tonnellate e impieghi interni per oltre 900mila, lascerebbe nei silos un milione e mezzo di tonnellate di grano, rimpinguando del 7% le giacenze.

Le letture statistiche – riferiscono gli analisti – suggeriscono una possibile fase deflattiva ai primi stadi di formazione dei prezzi, sempre che i raccolti non subiscano ulteriori depauperamenti. Contribuiscono a definire un quadro di relativa moderazione il brusco dietro front delle importazioni di Durum canadese in Italia (appena 2.200 tonnellate nel gennaio-maggio 2018, contro le oltre 300mila dello stesso periodo dello scorso anno). Fenomeno che alcuni osservatori attribuiscono a una crisi reputazionale, legata all’uso del glifosato, e all’entrata in vigore delle nuove norme sull’etichettatura delle paste. Hanno sicuramente influito sulla pessima performance delle esportazioni canadesi la minore qualità del raccolto 2017 e il pressing competitivo da parte di altri fornitori, con la Francia decisamente più attiva rispetto all’anno scorso.

A livello mondiale, intanto, l’International Grains Council, nel Market report di agosto, stima un raccolto di 38,1 milioni di tonnellate, in crescita del 3% sulla scorsa campagna. Si tratta dello stesso livello che gli analisti britannici attribuiscono ai consumi, previsti in crescita dello 0,6% su base annua. Non si avranno invece scossoni sul dato delle giacenze finali, invariate a 9,4 milioni di tonnellate. Da rilevare il bilancio positivo dei raccolti USA, indicati dall’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura americano, a 1,99 milioni di tonnellate, da 1,49 milioni della scorsa stagione (+33%).

Nell’UE, stando alle valutazioni della Commissione Europea, si scenderà invece a quota 8,7 milioni (-6,5%). Ma è prevedibile, stando a diverse fonti, un ulteriore taglio delle stime, con un possibile ridimensionamento sotto la soglia degli 8,5 milioni.

 

 

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