Il World Processing Tomato Council (WPTC) ha ridotto ancora le stime sul raccolto di pomodori da industria. Il nuovo dato elaborato dall’organismo internazionale che riunisce gli operatori industriali porta indietro di cinque anni l’output mondiale, riducendo di un altro punto percentuale la proiezione, già al ribasso, di luglio. L’update di agosto indica un meno 7,7% sul 2017 e una flessione di oltre 10% rispetto alla media dell’ultimo triennio, attestando la produzione globale a 34,9 milioni di tonnellate, minimo dal 2013 e terzo peggior risultato degli ultimi dodici anni.
A indurre alla prudenza gli analisti sono state essenzialmente le condizioni climatiche sfavorevoli, ulteriormente peggiorate nel prosieguo dell’estate. Decisive, al riguardo, le alte temperature e l’assenza di piogge che hanno causato gravi condizioni di stress idrico, più evidenti in alcuni paesi europei. Nell’UE sono previsti circa 9 milioni di tonnellate, corrispondenti a una contrazione di oltre il 15% su base annua.
Si temono adesso le ricadute di possibili eventi alluvionali, di cui si sono già avuti i primi impatti negativi. In un’annata, tra l’altro, in cui, oltre al peggioramento dei livelli di resa, ha avuto un ruolo decisivo una generalizzata riduzione degli investimenti. La perdita di ettari destinati al pomodoro da industria si è materializzata anche in Italia (-5% al Nord; -8% nel Mezzogiorno), dove la produzione è indicata a 4,75 milioni di tonnellate (lo stesso dato di luglio), in calo del 9% rispetto alla scorsa stagione.
Nel distretto settentrionale, dove i conferimenti hanno raggiunto a metà agosto il 35% circa dei volumi attesi, resta positivo il riscontro sul grado Brix (contenuto di zuccheri), a 4,94 di media, mentre le rese cedono dai 5 ai 10 punti percentuali rispetto ai volumi programmati. Nel Piacentino si ha notizia di danni alle produzioni a seguito delle precipitazioni dei giorni scorsi. Le prime piogge hanno determinato invece solo alcuni ritardi alle operazioni di raccolta nelle regioni del Centro-Sud, dove la situazione appare nel complesso regolare, sia pure con rese inferiori alle aspettative.
Nel resto d’Europa emerge un ulteriore peggioramento delle stime in Portogallo, Paese in cui il raccolto appare forte ritardo e in flessione di quasi il 30% su base annua, a causa soprattutto dei frequenti fenomeni di disinvestimento. A doppia cifra anche il calo produttivo nei distretti spagnoli dell’Andalusia e dell’Estremadura che insieme cedono il 22% su base annua, con riduzioni altrettanto significative in Grecia (-20%) e Francia (-18%).
L’AMITOM, l’associazione degli industriali trasformatori del bacino mediterraneo, ha ribadito la situazione di grave difficoltà in Turchia, con una produzione in calo del 32% sul 2017, a 1,3 milioni di tonnellate (il dato è stato ancora rivisto al ribasso rispetto alla stima di luglio), un bilancio qualitativo insoddisfacente e un elevato livello dei prezzi.
Gli aggiornamenti di agosto mostrano, invece, un quadro cristallizzato rispetto alle precedenti valutazioni sia in California — risalita quest’anno a 10,8 milioni di tonnellate (+14%), ma ancora sotto il potenziale –, sia in Cina dove le condizioni climatiche restano favorevoli. La fuga di massa dal pomodoro da industria, per l’eccessivo schiacciamento dei margini industriali, spiega nel Dragone il drastico ridimensionamento dei raccolti di quest’anno, a 3,7 milioni di tonnellate (-40%).
Nel complesso, i paesi dell’Emisfero settentrionale, che concentrano oltre il 90% dell’output mondiale, subiranno una perdita produttiva dell’8,6% anno su anno. Positivo invece il bilancio nell’Emisfero australe, con un più 3,9% rispetto all’anno scorso, grazie soprattutto al balzo record del raccolto cileno, stimato a 1,2 milioni di tonnellate (+12%).