L’UE fa il pieno di riso dal Myanmar. Per la prima volta da quando l’Unione Europea ha azzerato i dazi sull’import dai Paesi Meno Avanzati (PMA), nell’ambito dell’iniziativa EBA (Everything But Arms), gli arrivi di risi semilavorati e lavorati dall’ex Birmania hanno infranto la soglia delle 100mila tonnellate.
A riferirlo è l’Ente Risi sulla base dei dati della Commissione Europea segnalando, tra settembre 2017 e luglio scorso (11 mesi di commercializzazione), una crescita su base annua del 66%, con acquisti record per 109.557 tonnellate, contro 65.800 dello stesso periodo della precedente campagna.
Il dato, sottolinea l’Ente Nazionale vigilato dal Ministero delle Politiche Agricole, non comprende le rotture di riso, i cui arrivi dal Paese del Sud-est asiatico hanno superato quota 282mila tonnellate, facendo segnare una crescita del 7,4% anno su anno.
Il maxi aumento delle spedizioni di riso dal Myanmar ha compensato abbondantemente la flessione dell’11% delle importazioni dalla Cambogia, scese attorno a 221mila tonnellate, dopo le polemiche sulle presunte triangolazioni con altri Paesi esportatori non EBA.
Nel complesso gli arrivi dai PMA sono aumentate, da inizio campagna a luglio scorso, del 5%, portandosi oltre 333mila tonnellate. Da rilevare che nel panorama internazionale il Myanmar è il quinto maggiore esportatore mondiale di riso, preceduto solo dai grandi player mondiali con in testa l’India, seguita da Tailandia, Vietnam e Pakistan.
Nel Rice Outlook di agosto, intanto, l’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura Statunitense, ha rivisto al ribasso la stima sulla produzione globale di riso a 487,6 milioni di tonnellate (base lavorato), secondo maggior raccolto di sempre, in calo di appena lo 0,2% rispetto al picco storico toccato la scorsa stagione (488,5 milioni).
A orientare il dato generale è l’attesa flessione di quasi 3 punti percentuali della produzione cinese, dove le semine sono scese ai minimi da dieci anni. Il Dragone mantiene comunque il primato produttivo mondiale con 142,2 milioni di tonnellate, seguito dall’India a quota 109 milioni, uno in meno rispetto all’ultima annata. Un piccolo passo indietro su base annua è previsto anche in Tailandia, a fronte di miglioramenti pronosticati dagli analisti americani in Indonesia, Bangladesh, Vietnam e Filippine.
Relativamente alle scorte, le proiezioni dell’USDA fermano l’asticella di fine campagna 2018-19 sotto i 143,6 milioni di tonnellate (per due terzi concentrati in Cina) a fronte di una giacenza iniziale di 143,8 milioni. Se confermato, si tratterebbe della prima flessione degli stock mondiali di riso da dodici anni. Anche se lo stock-to-use ratio, il rapporto tra scorte e consumi, continuerebbe a orbitare attorno a un rassicurante 30%, che non dovrebbe mutare gli assetti attuali sui mercati internazionali.