Secondo fonti dell’amministrazione USA, saranno annunciati oggi, o al più tardi nella giornata di domani, nuovi dazi aggiuntivi in misura del 10% sulle importazioni dalla Cina per un valore di $ 200 miliardi.
Il governo di Pechino ha già replicato che, in contemporanea, scatteranno tariffe aggiuntive variabili tra il 5% e il 25% sui una lista di prodotti in arrivo dagli USA per un valore complessivo di $ 60 miliardi.
Nella lista sono inclusi anche olio di soia, pollame, farina di grano e amido di mais.
Le tensioni commerciali subiranno, quindi, un ulteriore peggioramento e potrebbe saltare l’incontro programmato a fine mese tra le delegazioni dei due Paesi, per tentare di raggiungere un accordo.
Intanto, l’USDA, il Dipartimento USA per l’Agricoltura, ha reso note le stime sul reddito agricolo netto di settore, che dovrebbe attestarsi quest’anno a $ 65,7 miliardi, in calo del 13% sul 2017. Le conseguenze delle “guerre commerciali” in atto – non solo con la Cina – cominciano a farsi sentire.
Le esportazioni di soia verso la Cina si sono bloccate e risultano in forte contrazione anche le partenze di carni suine verso i mercati cinese e messicano.
Gli esperti del’USDA hanno comunque fatto notare che se verranno erogati per intero gli aiuti diretti alle imprese (circa $ 10 miliardi) annunciati nel mese di luglio dal governo, il reddito netto degli agricoltori eguaglierà quest’anno quello del 2017. Al momento, gli aiuti in via di erogazione ammontano a $ 4,9 miliardi.
La situazione e le prospettive dell’agricoltura sono state al centro di un recente incontro tra il Presidente Trump e i vertici della American Farm Bureau Federation che è una tra le più influenti associazioni professionali di settore. Nel corso dell’incontro, tra l’altro, i rappresentati degli agricoltori hanno sollecitato il varo del nuovo Farm Bill, la legge pluriennale di spesa per il settore. La legislazione in vigore scadrà alla fine di questo mese. Le delegazioni della Camera dei Rappresentanti e del Senato sono in questi giorni al lavoro, per tentare di “conciliare” le differenze contenute nei testi votati prima della pausa estiva.
Le divergenze non riguardano la dotazione finanziaria ($ 867 miliardi per i prossimi cinque anni); e neppure la continuità del vigente sistema di sostegno che, dopo la soppressione nel 2014 dei pagamenti diretti, si basa sulla sottoscrizione di polizze assicurative a prezzo agevolato per la tutela dei redditi.
Il “braccio di ferro” è sui criteri per la concessione degli aiuti alimentari agli indigenti (i “food stamps).
La Camera dei Rappresentanti ha votato a favore di un aumento dell’età massima (da 49 a 59 anni) per accedere al sostegno, prevedendo altresì la partecipazione obbligatoria dei beneficiari a programmi di formazione-lavoro. Il Senato è contrario alle modifiche che, secondo i dati diffusi, farebbero perdere il diritto al sostegno a circa due milioni di persone.
Il presidente Trump, che deve firmare il testo definitivo concordato dalle due Camere, ha dichiarato che considera “fondamentale” la modifica delle regole per la concessione degli aiuti alimentari. Aumentano, a questo punto, le probabilità di una proroga del “Farm Bill” firmato dal presidente pro-tempore Obama nel febbraio 2014.