Riforma della PAC e revisione del meccanismo delle autorizzazioni all’impianto e, in particolare accordi internazionali con particolare riferimento a quello UE-Giappone (vicino alla ratifica da parte dell’Assemblea plenaria) e quello UE-MERCOSUR.

Sono questi i temi toccati nei giorni scorsi dai vertici dell’Unione Italiana Vini che a Bruxelles hanno incontrato il vicecapo di Gabinetto del Commissario all’Agricoltura Phil Hogan, Elisabetta Siracusa, la Responsabile politiche del mercato vino del Gabinetto, Cristina Rueda dal Chair dell’intergruppo Vino al Parlamento Europeo, oltre ad alcuni eurodeputati il vice direttore generale della DG Commercio della Commissione Europea e negoziatore dell’accordo di libero scambio con il MERCOSUR, Sandra Gallina.

«L’Unione Italiana Vini – spiega il presidente, Ernesto Abbona – condivide l’approccio e la proposta di riforma della Politica Agricola Comune (PAC), che anche se non arriverà in tempi brevi terrà conto delle nuove istanze relative all’ambiente, con la consapevolezza che la sostenibilità economica dev’essere abbinata a quella sociale. Sarà importante fare anche qualche passo avanti per l’armonizzazione delle legislazioni e ovviare così al rischio di limitare o rendere difficili gli scambi intra-comunitari. In questo senso, ci preoccupa molto l’Irish Alcohol Bill irlandese, che prevede misure pesantissime per il nostro settore, con l’obbligo di indicare warning in etichetta sui rischi per la salute legati anche al consumo moderato di alcool. Il che rischierebbe di creare un precedente molto pericoloso».

Riguardo al vino la futura PAC dovrà rafforzare i piani nazionali di sostegno e in particolare rinnovare le misure rivolte alla promozione del vino sui mercati esteri che hanno già dato ottimi risultati. Fondamentale sarà poi rivedere il sistema delle autorizzazioni degli impianti viticoli, dando la possibilità ad ogni Stato membro di creare una riserva nazionale delle autorizzazioni non utilizzate al fine di non perdere ulteriore potenziale viticolo, e migliorare i criteri di priorità e ammissibilità.

Altro punto critico – ha aggiunto Castelletti – riguarda le informazioni in etichetta per le quali crediamo servano alcune regole comuni, rispetto all’indicazione delle caratteristiche nutrizionali e degli ingredienti, evitando che sia lasciata agli Stati Membri la possibilità di legiferare in materia, con l’obiettivo di migliorare i meccanismi di funzionamento del mercato unico».

L’altro importante tema che sta a cuore agli imprenditori viticoli italiani è quello degli accordi internazionali. «Il vino italiano – ha detto il presidente UIV, Abbona – vive di esportazioni e opera in un contesto di commercio globale. In questa ottica siamo preoccupati dall’attuale contesto politico economico che vede crescere le tentazioni di alcuni Paesi di chiudere le frontiere. Siamo convinti che l’UE debba continuare ad assumere il ruolo chiave, a garanzia delle imprese e nei confronti dei propri cittadini, per evitare l’escalation di una guerra commerciale».

A preoccupare è in prospettiva il negoziato con il MERCOSUR. «Capitolo aperto nel 2010 e riavviato nel 2017 dopo molteplici interruzioni – ha ricordato Castelletti -. Per le aziende italiane la priorità è rappresentata del mercato brasiliano, per il quale è forte l’esigenza di un accesso facilitato, in quanto questo Paese è protetto da barriere tariffarie e non tariffarie. Insieme al Comité Vins, chiediamo l’eliminazione dei dazi sul vino sin dall’entrata in vigore dell’accordo e un’eliminazione immediata delle barriere, accantonando l’inaccettabile proposta di renderne operativa la rimozione dopo 15 anni. E infine occorre impegnarsi sulla difesa delle denominazioni d’origine e in particolare su quella del nome Prosecco. È inimmaginabile che si facciano concessioni in materia perché aprirebbe precedenti molto pericolosi».

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