Il cancelliere Philip Hammond afferma che “puramente da un punto di vista economico” sarebbe meglio rimanere. Tuttavia, ribadisce che l’accordo del Premier May lascerà inevitabilmente la Gran Bretagna in condizioni peggiori di quanto non fosse rimasta nell’UE. Il governo infatti potrebbe riconsiderare la possibilità di lasciare il mercato unico qualora l’accordo di May venisse sconfitto in Parlamento.
In precedenza, Hammond aveva ripetutamente insistito sul fatto che “quando il popolo britannico ha votato nel referendum UE, non lo ha fatto per diventare più povero”. Tuttavia, il governo di Theresa May pubblicherà in giornata le valutazioni ufficiali riguardanti i possibili outcomes economici associati alla Brexit.
Tra cui:
– Il PIL scenderà del 1%-2% rispetto a quello che sarebbe avvenuto se la Gran Bretagna fosse rimasta nell’UE, dopo 15 mesi dall’accordo di May;
– In caso di hard Brexit, il PIL diminuirebbe del 7,6% dopo 15 anni dall’accordo di May;
– In caso di relazioni economiche in stile norvegese, il PIL della Gran Bretagna diminuirebbe del 4%;
– In caso di un accordo di libero scambio in stile canadese, il PIL inglese diminuirebbe del 4,9%;
Il cancelliere Hammond ha ribadito dunque l’inevitabilità dei costi aggiuntivi per qualsiasi forma di Brexit. “Da un punto di vista puramente economico, sopporteremo costi elevati lasciando l’UE perché ci saranno ostacoli al nostro commercio”. Tuttavia, ha aggiunto che ci saranno potenziali benefici “politici” per la Brexit, come la possibilità di firmare accordi commerciali indipendenti ed avere una politica di pesca indipendente.
L’analisi, dunque, mostrerà che lasciare l’UE senza un accordo costerebbe all’economia britannica circa € 150 miliardi in 15 anni. Ha però inoltre ribadito: “Durante la campagna referendaria ci è stato detto che avremmo perso £ 4.300 a testa e che ci sarebbero stati una recessione e una disoccupazione più elevata, eppure abbiamo registrato un record sia nella crescita dei salari sia nei livelli di occupazione.