È deciso: dal 24 settembre, saranno applicati ulteriori dazi aggiuntivi del 10% su una lista di prodotti, riso incluso, importati dalla Cina per un valore di $ 200 miliardi. E se non si riuscirà a trovare un accordo con le autorità di Pechino, i dazi saliranno al 25% all’inizio del 2019.

L’annuncio ufficiale sulla nuova stretta tariffaria è arrivato attorno alla mezzanotte italiana, con un comunicato diffuso dall’Ufficio del Rappresentante Commerciale Usa.

Nella nota si precisa che se il governo cinese farà effettivamente scattare le misure di ritorsione già annunciate, gli Stati Uniti avvieranno le procedure per sottoporre a dazio tutte le importazioni dalla Cina, che ammontano a circa $ 500 miliardi l’anno.

Stando alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi, il governo di Pechino è pronto ad applicare tariffe aggiuntive, variabili tra il 5% e il 25%, su una lista di prodotti in arrivo dagli USA per un valore complessivo di $ 60 miliardi. Nella lista sono inclusi olio di soia, pollame, farina di grano e amido di mais.

A questo punto, vista l’escalation in atto, potrebbe saltare la riunione in programma a fine mese che avrebbe dovuto segnare la ripresa ufficiale dei negoziati, per tentare di mettere fine alla “guerra commerciale” tra USA e Cina.

Viva preoccupazione per l’aggravarsi della situazione è stata espressa dalle associazioni professionali del settore agricolo americano. Circa il 90% dell’export agro-alimentare statunitense destinato alla Cina, è stato rilevato, rischia di essere sottoposto a dazi aggiuntivi.

Nel 2017, le esportazioni sul mercato cinese sono ammontate a $ 19 miliardi. In particolare, è stato inviato in Cina il 60% della soia raccolta negli USA.

La Cina è attualmente il secondo mercato di sbocco per l’export di settore americano. Potrebbe scendere al quinto posto, se il contenzioso commerciale non verrà chiuso in tempi relativamente brevi, stando alle conclusioni di uno studio curato dalla ‘’American Farm Bureau Federation”, una delle associazioni più rappresentative dei produttori USA.

L’associazione ha anche invitato l’amministrazione di Washington a fare ogni sforzo per chiudere il negoziato in corso con il Canada per riformare, dopo l’intesa già raggiunta con il Messico, l’Accordo nord-americano di libero scambio (Nafta).

Un Accordo di grande rilevanza, è stato sottolineato, visto che, a partire dal 1993, l’export verso i mercati canadese e messicano è passato da $ 9 a $ 39 miliardi.

Il Farm Bureau ha, infine, espresso un “forte apprezzamento” per la posizione dell’amministrazione di includere anche l’agricoltura nei negoziati avviati con l’Unione Europea.

“Ci sono importanti questioni da risolvere con Bruxelles – è stato sottolineato in una nota – che vanno dai livelli tariffari, alle esportazioni di carni bovine, alle biotecnologie, fino al riconoscimento delle indicazioni geografiche”.

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