Ci sono anche € 154 milioni di destinati all’agricoltura tra i “sussidi ambientali dannosi” che il Governo ha messo nel mirino per trovare coperture nella legge di Bilancio. Ad annunciare la sforbiciata di complessivi € 10 miliardi (su 16,2 disponibili) per dirottare risorse su altri capitoli di spesa è stata il viceministro dell’Economia, Laura Castelli.

Nella lista delle incentivazioni identificate con la dicitura tecnica di “sussidi ambientali dannosiè il comparto energetico ad assorbire, con € 11,6 miliardi, la quota di gran lunga maggiore. Un documento dell’ufficio valutazione impatto del Senato ha già suggerito a maggio di rimuovere progressivamente i sussidi dannosi puntando a recuperare il gettito per altri utilizzi, o di puntare a una riforma ancorando i sussidi al soddisfacimento di requisiti ambientali.

Dal documento emerge che, dopo il comparto energia, figura la voce IVA con € 3,5 miliardi. Molto più modesto l’importo relativo all’agricoltura (€ 154 milioni) che, a sua volta, detiene il monopolio dei sussidi diretti (cosiddetti on budget), erogati a beneficio dell’allevamento intensivo.

Il comparto agricolo beneficia anche di varie forme di IVA agevolata tra cui l’imposta sul valore aggiunto al 4% per i fertilizzanti azotati e quella al 10% per acqua ed acque minerali, per l’energia elettrica consumata dalle imprese agricole, per prodotti fitosanitari (inclusi insetticidi ed erbicidi). Più esigua la quota appannaggio dei trasporti, con € 202 milioni.

Nel complesso, l’analisi dettagliata dei cosiddetti “sad” quantificati per categoria d’imposta, vede:

  • 26 misure riguardanti le accise sui prodotti energetici, 14 tipi di prodotti con IVA agevolata, 7 schemi di agevolazione sulla tassazione del reddito (IRPEF/IRES), 5 schemi di sussidio diretto, 5 misure di sussidio riguardanti altre forme d’imposizione (come lo sconto sulla tassa d’ancoraggio, tonnage tax, TASI e altre tariffe idriche).

Per sussidi s’intendono non solo i trasferimenti diretti, ma anche le esenzioni e le agevolazioni nell’ambito dei diversi regimi di tassazione (le cosiddette spese fiscali), come le accise sui prodotti energetici, o le aliquote agevolate dell’IVA: oltre il 97% dei sussidi dannosi per l’ambiente è costituito da sconti fiscali, mentre il 3% da trasferimenti diretti.

 

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