Nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato a metà settembre di fronte al Parlamento Europeo, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha auspicato che l’accordo di libero scambio con il Giappone entri in vigore all’inizio dell’anno venturo.

È l’accordo più rilevante sul piano economico siglato dalla UE – ha sottolineato Juncker – perché Unione Europea e Giappone incidono per oltre il 30% sulla formazione del Pil mondiale, con un totale di 600 milioni di consumatori. Per quanto riguarda, in particolare, il settore agro-alimentare l’intesa prevede una forte riduzione dei dazi doganali applicati dal Giappone sulle importazioni in arrivo dagli Stati membri. Inoltre, è prevista la protezione sul mercato giapponese di oltre 200 prodotti della UE a indicazioni geografica, di cui 45 italiani.

 

Sui formaggi, ad esempio, le attuali tariffe si attestano in media al 30%, con punte che superano il 40% per alcuni prodotti. Per i vini, la media è del 15%. Per il settore ortofrutticolo, l’accordo tra la UE e il Giappone prevede la soppressione nell’arco di cinque anni delle tariffe applicate sulle produzioni in partenza dagli Stati membri. All’atto pratico, però, i vantaggi per gli operatori europei potrebbero essere limitati. È quanto sostiene la FEPEX, la Federazione a cui aderiscono i produttori e gli esportatori spagnoli di prodotti ortofrutticoli.

In una nota diffusa nei giorni scorsi a conclusione di una riunione organizzata dalla Segreteria di Stato per il commercio internazionale, la FEPEX ha sottolineato che «per l’accesso al mercato giapponese, anche dopo l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio, sarà comunque necessaria la stipula di protocolli fitosanitari per prodotto». Su queste basi, secondo la FEPEX, «le possibilità di crescita delle esportazioni destinate al mercato giapponese sono molto limitate».

Attualmente, ha ricordato la Federazione, l’export di prodotti ortofrutticoli spagnoli verso il Giappone incide per meno dell’1% sul totale delle esportazioni fuori dalla UE. La Fepex ha anche diffuso i dati relativi alle vendite sul mercato canadese a seguito dell’entrata in vigore – lo scorso 21 settembredel CETA, l’accordo di libero scambio tra UE e Canada. I risultati sono particolarmente positivi. Nei primi cinque mesi di quest’anno, infatti, le esportazioni hanno fatto registrare un aumento in valore di oltre l’80%, attestandosi a € 39 milioni. E i margini per un’ulteriore crescita sono di assoluto rilievo, tenendo conto che nel 2016 solo il 2,4% dei prodotti ortofrutticoli importati dal Canada proveniva dagli Stati membri dell’Unione.

Intanto, dall’altra parte dell’Oceano, è stata annunciata la revisione dell’accordo di libero scambio tra USA e Corea del Sud. Secondo la “Farm Bureau”, una tra le più influenti associazioni degli agricoltori americani, la nuova intesa consentirà di aumentare le esportazioni di settore sul mercato coreano che, alla fine dello scorso anno, hanno sfiorato i 7 miliardi di dollari. In particolare, ha indicato l’organizzazione, sono destinate a crescere le vendite di soia, mais, pollame e carni bovine.

 

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