L’altra faccia del boom degli spumanti: le imprese non riescono a star dietro agli ordini per mancanza di manodopera. Non si fa altro che parlare di crescita e occupazione e di come rafforzarli. Poi si scopre che c’è un’area del Paese nella quale proprio a causa della crescita è diventato un problema l’occupazione. Nel senso che nonostante le imprese sarebbero disposte ad assumere, anzi ne hanno bisogno visto il trend di incremento degli ordinativi, non trovano però manodopera specializzata che possa fare al caso loro. Siamo nel distretto eno-meccanico di Canelli in provincia di Asti, un distretto che, secondo i dati della locale Camera di Commercio conta oltre una trentina di aziende che danno lavoro a circa 2mila addetti per un giro d’affari annuo di oltre € 100 milioni. Un distretto di aziende che producono macchinari per le cantine con una particolare attenzione alle imprese spumantistiche. Un segmento di mercato che si è sviluppato insieme alla produzione chiave di quest’area, l’Asti spumante, e che in questi anni sta vedendo ordini in crescita anche grazie alla nascita in diverse aree del mondo di nuovi produttori di bollicine.

E la «fame» di manodopera nel distretto di Canelli sarà al centro del prossimo Forum Metodo Classico in programma proprio nella cittadina astigiana il 22 settembre prossimo.

A lanciare l’allarme occupazione è Hicham Barida, imprenditore marocchino in Italia da anni. Giunto in Italia alla fine degli anni ’80 come calciatore ha militato prima nel Costigliole d’Asti in prima categoria e poi ha cambiato varie squadre nei campionati minori fino ad approdare al Canelli Calcio in terza categoria, dove accetta la proposta del proprio presidente, imprenditore eno-meccanico, di alternare il campo al lavoro nella propria azienda. Hicham così entra nel settore delle macchine per l’enologia e nel giro di pochi anni si mette in proprio con il fratello Adil che intanto lo ha raggiunto in Italia. «Negli anni abbiamo capito che dovevamo individuare una nostra nicchia di mercato – spiega Hicham Barida – e l’abbiamo trovata nelle macchine per gli spumanti metodo classico. All’inizio lavoravamo in un’azienda che produceva sciacquatrici adesso ci siamo specializzati in questo particolare segmento che tra l’altro negli ultimi anni ha conosciuto un buon trend di crescita. I nostri macchinari in particolare sono quelli che gestiscono tutta la fase del “degorgement”».

In sostanza le macchine della Barida International ghiacciano il collo della bottiglia per consentire, dopo aver tolto il tappo a corona, la sostituzione del deposito delle fecce dei lieviti con il liqueur d’expedition. In seguito, viene poi inserito il tappo a fungo e la gabbietta. «In questa tecnologia – aggiunge Barida – siamo tra i primi al mondo».

Il problema però è conservare queste posizioni che vengono messe a rischio non tanto dalla concorrenza quando dalla mancanza di manodopera. «I nostri macchinari necessitano di operai specializzati per essere prodotti – aggiunge l’imprenditore italo-marocchino – ma ancora di più per essere installati e poi successivamente gestiti. Compito che però i ragazzi che escono dalle scuole di periti meccanici ed elettronici che ci sono dalle nostre parti (tre: una ad Acqui, una a Canelli oltre all’Istituto Artom di Asti) non sono assolutamente in grado di adempiere». Per poter lavorare proficuamente i ragazzi usciti dalle scuole necessitano infatti di un lungo apprendistato che le imprese non sono più in grado di sostenere.

«Il punto è che dopo aver investito qualche anno su questi ragazzi – aggiunge Barida – poi accade che un’azienda concorrente ce li rubi promettendo loro appena € 2-300 in più al mese. Da poco ho perso un operaio specializzato, che neanche era diplomato, e che da me guadagnava € 2.200 al mese e dal concorrente ne percepisce € 2.450. E una lotta dura».

In questa ottica Barida auspica innanzitutto un maggior collegamento tra le istituzioni scolastiche, almeno quelle a indirizzo meccanico, e le imprese del territorio. «Solo la mia azienda – dice ancora l’imprenditore – assumerebbe anche subito dai 4 ai 7 nuovi dipendenti se ne trovassi di già in grado di svolgere le mansioni necessarie. Ma so di altre aziende del nostro distretto dalla FIMER che fa riempitrici al Gruppo Arol entrambe di Canelli che assumerebbero fino a 50 di nuovi operai ma sul mercato e nel territorio non ne trovano se non a costo di un ulteriore importante investimento in termini di formazione. È davvero un peccato».

 

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