Rafforzare la cooperazione interregionale e sostenere le regioni nella transizione industriale, aiutandole a investire nei loro settori più forti a livello competitivo per generare crescita e innovazione: sono questi gli obiettivi di due azioni pilota messe a punto dalla Commissione Europea. Le due iniziative, che sono state annunciate lo scorso luglio, avviate nei primi mesi dell’anno e che termineranno a fine 2018, hanno coinvolto decine di regioni dell’UE, tra cui la Toscana, la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Piemonte.
La prima delle due azioni pilota punta a sostenere la “specializzazione intelligente” a livello locale, con un sostegno mirato alle sfide che le regioni affrontano nel contesto della transizione industriale. Le dieci regioni e i due Stati membri selezionati per l’azione possono beneficiare dell’assistenza dei servizi della Commissione, di esperti esterni e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per la preparazione alle professioni del futuro, il potenziamento dell’innovazione, per progredire nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, oltre che per incoraggiare l’imprenditorialità e promuovere la crescita inclusiva.
L’iniziativa punta a sostenere soprattutto le realtà locali in transizione industriale, ossia quelle regioni che erano particolarmente dinamiche a livello industriale fino a pochi anni o decenni fa, e che hanno subito un drastico rallentamento economico per via della competizione globale e dell’evoluzione tecnologica.
Come sottolineato dalla commissaria UE per la Politica regionale, Corina Creţu, “la transizione industriale è una sfida importante per la nostra economia e la nostra società”. L’azione consente alle regioni selezionate di mettere a punto una strategia per sfruttare meglio le capacità del proprio ecosistema locale, al fine di fronteggiare le sfide della transizione industriale, tramite l’uso di nuove tecnologie.
Per quest’iniziativa, l’UE ha messo su piatto fino a € 200 mila di copertura per ogni Regione, tratti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), per spese di consulenza esterna finalizzate a sostenere il lavoro delle regioni.
Un altro contributo a titolo del FESR, per un importo massimo di € 300 mila per regione, sosterrà la rapida attuazione delle strategie di trasformazione economica regionale.
Sostenere i partenariati interregionali
L’iniziativa ha l’obiettivo di aiutare i partenariati selezionati ad ampliare i loro progetti in settori strategici e innovativi, potenziando i progetti interregionali che possono creare catene del valore europee in campi dove la competizione dei mercati internazionali è molto forte.
Per quest’iniziativa sono state selezionate otto piattaforme interregionali. Oltre al sostegno pratico, ogni partenariato potrà beneficiare di un servizio di consulenza esterno fino a un massimo di € 200 mila tratti dal FESR per attività di potenziamento e commercializzazione.
Quattro partenariati riguardano il settore della modernizzazione industriale, due il settore dell’agroalimentare e della tecnologia applicate a quest’ultimo, altri due il settore dell’energia.
Coinvolte numerose regioni italiane, di cui tre (Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) nel ruolo di capofila delle piattaforme. L’azione pilota, più nel dettaglio, punta a rafforzare la cooperazione interregionale sulla base dei settori della Strategia di specializzazione intelligente identificati dalle regioni, oltre a creare (o ristrutturare) catene del valore a livello europeo per rafforzarne la competitività.
Anche in questo caso, la Commissione Europea sosterrà i partenariati interregionali mettendo a disposizione l’assistenza tecnica, con esperti dei vari settori a seconda delle esigenze specifiche dei partenariati, che vanno dalla messa a punto del business plan fino all’assistenza su temi legali.
Un esempio concreto è quello del partenariato sull’Agricoltura high tech cui partecipano oltre 20 regioni e l’Estonia, di cui la Regione Toscana è capofila. La piattaforma è stata creata grazie all’iniziativa della Rete ERIAFF (Rete delle regioni europee per l’innovazione nei settori agricolo, alimentare e forestale), fondata dalla Toscana. Lo scopo del partenariato interregionale sull’agricoltura high tech è lo sviluppo di attività congiunte per accelerare l’adozione di nuove tecnologie e dell’high tech nel settore per migliorare le prestazioni delle pratiche agricole e la gestione delle aziende. Tra le regioni capofila anche la Lombardia, che ha il ruolo di leader nel partenariato sull’economia circolare, selezionato per l’azione pilota, e l’Emilia Romagna, che guida il partenariato interregionale nel campo della tracciabilità e dei big data nel settore agroalimentare.
Entrambe le azioni pilota lanciate dalla Commissione, annunciate lo scorso anno, termineranno a fine 2018, mentre nel 2019 è prevista la capitalizzazione dei risultati ottenuti, che in parte aiuteranno a definire ancora meglio i futuri approcci della politica di coesione.
I risultati dell’azione pilota sui partenariati interregionali serviranno inoltre alla Commissione come spunto di riflessione per un nuovo meccanismo UE, il cui scopo potrebbe essere proprio quello di sostenere le fasi più mature dell’innovazione prossima al mercato in progetti a carattere interregionale.
I partenariati interregionali serviranno inoltre alla Commissione per riflettere su un nuovo meccanismo europeo, il cui scopo potrebbe essere proprio quello di sostenere le fasi più mature dell’innovazione prossima al mercato in progetti a carattere interregionale.
Quasi € 10 miliardi per la cooperazione territoriale UE post-2020
La Commissione Europea propone anche un nuovo strumento ad hoc per rendere più efficace la cooperazione transfrontaliera, dato che circa 150 milioni di cittadini dell’Unione vivono nelle regioni di confine.
Maggiore semplificazione per i beneficiari dei fondi strutturali: è uno degli obiettivi che si pone la Commissione nella sua proposta per la politica di coesione post-2020.
Come si legge nel testo del nuovo regolamento, che dovrà avere il via libera del Consiglio e del Parlamento, “il numero di controlli e audit sarà notevolmente ridotto. In tal modo si ridurranno gli oneri amministrativi gravanti sulle autorità del programma e sui beneficiari”.
Per rendere più semplice la vita ai beneficiari (soprattutto le piccole e medie imprese); non sarà più necessario presentare tutte le fatture e le buste paga, ma si potranno indicare stime per determinate categorie di costi, comprese quelle per il personale, i canoni di affitto o le polizze assicurative. I rimborsi potranno essere anche in base ai risultati raggiunti. Inoltre, per i programmi che si sono dimostrati affidabili nel sistema di gestione e controllo e hanno bassi tassi di errore, Bruxelles ritiene che possano essere sufficienti i controlli nazionali, senza replicarli a livello UE. “Abbiamo reso più flessibile” la politica di coesione, “per adattarla alle nuove priorità e proteggere meglio i nostri cittadini”, ha spiegato la commissaria UE per la Politica Regionale, Corina Creţu, presentando la nuova proposta di regolamento,
“Abbiamo fatto regole più semplici e ciò andrà a beneficio di tutti, dalle piccole imprese e imprenditori fino alle scuole e agli ospedali che avranno un accesso semplificato ai fondi”.
Per appianare le asimmetrie tra regioni europee è vitale ottenere l’assegnazione dei fondi strutturali, ma spesso per gli Stati membri la vera sfida è spenderli in tempo. A febbraio, secondo un’indagine condotta da Il Sole 24 Ore, all’Italia mancavano ancora € 3,6 miliardi da utilizzare dei fondi assegnati con la programmazione 2014-2020, attraverso il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE).
Se i fondi non vengono spesi in tempo, salvo alcune eccezioni, vengono cancellati in automatico; regola nota come disimpegno automatico. Attualmente è in vigore il meccanismo “N+3”. Questo significa che se entro tre anni dall’impegno di spesa indicato dalla Regione o dal Ministero che gestisce i Fondi Strutturali, non è stata presentata la domanda di pagamento all’Unione Europea, Bruxelles “cancella” automaticamente la relativa quota di finanziamento. In futuro l’Italia dovrà stare ancora più attenta. La proposta della Commissione per la politica di coesione per il periodo 2021-2027 prevede infatti il ritorno al meccanismo “N+2”.
Le Regioni e i Ministeri avranno due anni per certificare la spesa, poi scatterà la tagliola. Come spiega la proposta della Commissione, con la regola dei due anni “sarà più facile ridurre i ritardi dei programmi grazie alla semplificazione”, oltre che e “promuovere la sana gestione finanziaria oltre alla sua tempestiva attuazione”.
Per lo stesso motivo, il livello di prefinanziamento è stato ridotto a un pagamento annuale dello 0,5 % in rapporto al sostegno totale a carico dei fondi.