In un rapporto pubblicato questa settimana, la Commissione Europea ha svelato (cifre e dati alla mano) quanto siano forti i legami commerciali tra i Paesi membri dell’Unione attraverso una straordinaria catena di valore fra imprese ed economie.

Tra le altre cose, la relazione dovrebbe indurre a ripensare molti dei pregiudizi che accusano la Germania di coltivare un pericoloso attivo delle partite correnti che per molti rifletterebbe un palese egoismo nazionale. Tra il 2000 e il 2017, il numero di posti di lavoro che dipendono dall’export europeo verso il resto del mondo è salito del 66% per toccare i 36 milioni.

Attualmente, nell’Unione Europea, 1 posto di lavoro su 7 dipende direttamente o indirettamente dall’export, grazie alla moneta unica che per via anche della sua ormai radicata presenza internazionale ha dato nuovo valore alle esportazioni nazionali.

La tanto criticata Germania, accusata di essere un Paese che esporta e non consuma, ha esportazioni verso il resto del mondo che contribuiscono alla presenza di 8,4 milioni di posti di lavoro in tutta l’Unione, di cui 6,8 milioni nella Repubblica Federale e nell’ordine 270 mila in Polonia, 160 mila in Italia, 155 mila in Olanda, oltre 150 mila nella Repubblica Ceca e 140 mila in Francia. Le stesse esportazioni italiane danno lavoro a 3,2 milioni di persone in tutta l’Unione.

Il caso italiano è particolarmente interessante in un momento in cui la retorica politica flirta con i presunti benefici dell’autarchia. Le esportazioni italiane danno lavoro in Italia a 2,7 milioni di persone. Altre 500 mila persone hanno un posto di lavoro che dipende direttamente dalle esportazioni di altri paesi membri verso il resto del mondo. In tutto, il 13% dei posti di lavoro in Italia dipende dalle esportazioni europee, in un modo o nell’altro.

Una netta maggioranza dei posti di lavoro italiani che dipendono dall’export sono di persone con competenze medio-basse (l’84% del totale). Ciò detto, il 47% dei posti di lavoro è nei servizi. Solo il 19% dipende dall’export di macchinari e mezzi di trasporto, e solo il 13% dalla produzione di metalli. Infine, più in generale, è da notare che le esportazioni europee contribuiscono a 20 milioni di posti di lavoro in giro per il mondo, tra cui soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

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