Il Consiglio UE ha prorogato per un nuovo periodo di sei mesi, cioè fino al 15 marzo 2019, le misure restrittive legati agli interventi che hanno minacciato l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Le sanzioni consistono nel congelamento dei fondi e restrizioni in materia di libertà di movimento. Attualmente si applicano a 155 persone e 44 entità.

Il Consiglio ha valutato «non c’è motivo di modificare il regime di sanzioni» perché non ci sono miglioramenti della situazione. L’Italia ha approvato la decisione. La UE ha imposto gradualmente sanzioni nei confronti della Russia da marzo 2014 in risposta all’annessione illegale della Crimea e alla deliberata destabilizzazione dell’Ucraina.

Fonti diplomatiche italiane a Bruxelles hanno spiegato che con tutti gli altri Stati, l’Italia ha ribadito il suo sostegno ai principi della convivenza internazionale e il suo contributo al sistema di sicurezza europeo, che per decenni ha garantito la pace sul nostro continente e rispetto al quale la crisi ucraina rappresenta «un grave pregiudizio», manifestando la solidarietà del nostro Paese con le vittime di un conflitto ancora aperto nel cuore dell’Europa. È questo il senso dell’azione «quanto più circoscritta e mirata nei confronti dei responsabili di tali inaccettabili violazioni, senza rinunciare a far valere con fermezza la nostra contrarietà a proposte di sanzioni estese oltre i limiti della necessità e della proporzionalità.” Il rinnovo delle misure restrittive “per un arco temporale definito e limitato a 6 mesi implica al tempo stesso che tali misure siano soggette ad una discussione periodica e ad un riesame costante».

Per l’Italia «come per i nostri partner, le sanzioni restano quindi uno strumento, non un fine, per ristabilire la legalità internazionale». Un tale approccio è «utile a incoraggiare il dialogo con tutte le parti coinvolte, come unica via per giungere ad una soluzione condivisa di sfide che riguardano tutta la comunità internazionale». Si tratta della conferma che l’Italia «continua a ispirare il suo approccio alla Federazione Russa al principio del “doppio binario”: in parallelo alla fermezza, riteniamo opportuno mantenere e sviluppare ulteriormente il dialogo con la Russia, quale interlocutore indispensabile per affrontare le molteplici sfide globali e le crisi regionali che caratterizzano l’attuale congiuntura internazionale».

La UE ha imposto diversi tipi di sanzioni: misure diplomatiche, che restringono i diritti idi singole persone (congelamento dei beni e restrizioni di viaggio), le relazioni economiche con la Crimea e Sebastopoli, sanzioni economiche, restrizioni alla cooperazione economica. Tra le misure politico-diplomatiche l’annullamento del vertice UE –Russia quattro anni fa e la decisione degli Stati membri di non tenere vertici bilaterali regolari. Sono stati sospesi i colloqui bilaterali con la Russia sui visti e sul nuovo accordo UE-Russia. Invece del vertice del G8 a Sochi, nel 2014 si è tenuta a Bruxelles una riunione del G7. Da allora le riunioni continuano nell’ambito del processo del G7 e non più nella versione G8. Gli Stati UE hanno inoltre appoggiato la sospensione dei negoziati relativi all’adesione della Russia all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici e all’Agenzia Internazionale per l’Energia.

In totale finora a 155 persone e 44 entità sono soggette al congelamento dei beni e al divieto di viaggio in quanto le loro azioni hanno compromesso l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Inoltre, sono congelati i beni di persone responsabili dell’appropriazione indebita di fondi statali ucraini. Tali misure sono state prorogate fino al 6 marzo 2019. Per le misure in risposta all’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Federazione russa, le sanzioni consistono nel divieto di importazione di beni provenienti dalla Crimea e da Sebastopoli; nelle restrizioni sugli scambi e gli investimenti relativi a certi settori economici e progetti infrastrutturali; nel divieto di prestazione di servizi turistici in Crimea o a Sebastopoli e nel divieto di esportazione di taluni beni e tecnologie.

Sotto sanzioni anche gli scambi con la Russia in settori economici specifici. L’attuale regime di restrizioni è vincolato alla piena attuazione degli accordi di Minsk. Le misure restrittive limitano l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari della UEDA parte di certe banche e società russe; impongono il divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi; stabiliscono il divieto di esportazione dei beni a duplice uso per scopi militari o utilizzatori finali militari in Russia; limitano l’accesso russo a determinati servizi e tecnologie sensibili che possono essere utilizzati per la produzione e la prospezione del petrolio.

La Bei ha poi sospeso la firma di nuove operazioni di finanziamento nella Federazione russa e gli Stati UE coordinano le loro posizioni nel consiglio d’amministrazione della Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo per sospendere anche il finanziamento di nuove operazioni. È stata anche sospesa l’attuazione di alcuni programmi di cooperazione bilaterale e regionale della UE con la Russia.

 

 

 

 

 

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