«E’ un attacco diretto alla competitività delle imprese francesi – ha dichiarato la presidente della FNSEA, Christiane Lambert –. Ogni anno vengono sottoscritti 930mila contratti di lavoro stagionale. Il taglio delle agevolazioni previsto dal governo farebbe salire di circa € 180 milioni i costi a carico delle imprese».

«Si sono già svolti alcuni incontri con i ministeri interessati – ha poi aggiunto la presidente della FNSEA – durante i quali è stato ribadito che per il governo gli sgravi contributivi sul lavoro agricolo stagionale non sono una priorità. È stata manifestata solo la disponibilità a studiare il modo per limitare l’impatto sui datori di lavoro». Un impegno che i vertici della FNSEA hanno giudicato insufficiente e troppo vago. Da qui la decisione di scendere in piazza.

Secondo i dati contenuti in un documento diffuso dalla FNSEA, il costo orario del lavoro per gli operai stagionali si attesta in Spagna tra i € 6 e i € 9. In Francia, già si arriva a € 12 e con il taglio previsto dal governo si salirebbe fino a quattordici. Orticoltura, frutticoltura e viticoltura i settori che sarebbero tra i più colpiti dal rialzo del costo del lavoro stagionale. In attesa delle manifestazioni sugli oneri previdenziali, nel nord della Francia, la FNSEA ha già mobilitato i produttori di pomodori.

Alcuni blocchi stradali sono stati organizzati nei giorni scorsi, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico sul livello dei prezzi, che è troppo basso anche a causa della crescente concorrenza esercita dalla produzione spagnola. All’origine, hanno dichiarato gli organizzatori delle proteste, i pomodori vengono pagati 25 centesimi al chilo, mentre il costo per i consumatori sale fino a 90 centesimi. E con questi prezzi non c’è reddito per i produttori agricoli.

Sotto accusa anche i ritardi che stanno caratterizzando i lavori parlamentari sul progetto di legge governativo riguardante l’agricoltura e l’alimentazione che prevede, tra l’altro, un rafforzamento della parte agricola nell’ambito della contrattazione interprofessionale. In particolare, nel testo si prevede che il prezzo di cessione dei prodotti debba essere fissato a partire dai costi produttivi sostenuti dagli agricoltori. In considerazione delle divergenze tra l’Assemblea Nazionale e il Senato, l’intesa finale, attesa prima della pausa estiva, è stata riprogrammata ad ottobre.

 

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