Se si chiede a Brian Whipple, CEO Global di Accenture Interactive, se e quale vantaggio competitivo ritiene che abbia una realtà come quella che Ad Age ha classificato per il terzo anno consecutivo la più grande digital agency al mondo, la risposta punta lì, nel cuore della discussione che vede parte in causa le realtà “tradizionali” – che hanno fatto dello storytelling e della creatività l’arma vincente – e quelle, proprio come Accenture Interactive, che premono sulle mura del castello facendo leva su technology e data driven marketing.

Brian Whipple, in un momento della sua visita in Italia al quartier generale di Accenture, sottolinea che sono realtà che agiscono in settori limitrofi, ma differenti. Ma è proprio nell’intersezione fra marketing e tecnologia che va cercato il filone aureo «abbiamo un vantaggio rispetto ai player tradizionali», metà campo in cui annoverare realtà come WPP, Publicis, Omnicom, e via dicendo:

«La tecnologia del marketing è nella nostra natura, in quanto la forniamo, la progettiamo, la costruiamo e la gestiamo. E siamo in grado di farlo su scala globale». Whipple ci tiene a precisare che «nel mercato ora, per tipologie di richiesta da parte dei clienti, c’è spazio per tutti».

Pertanto, l’imperativo strategico è di accompagnare un trend che ha visto crescere i ricavi oltre $ 6,5 miliardi a fine 2017, in miglioramento del 35%; arrivare a clienti in 20 settori; a 40 fra hub digitali, studi di design, centri di innovazione. Una storia arrivata al giro di boa dei 10 anni e condita da 26 acquisizioni negli ultimi 5 anni. L’Italia in questo quadro è una realtà di primo piano, con oltre 400 persone (erano la metà nel 2014) e con la previsione di assumere oltre 100 persone nel 2019.

«A livello internazionale l’Italia rappresenta uno degli standard più elevati di Accenture Interactive» conferma Whipple. Il tutto all’ interno di una strategia che vuole fare di questa realtà «qualcosa di più della più grande agenzia digitale. Vogliamo diventare la prima “experience agency of record».

È un punto nodale, quest’ultimo, nel ragionamento del CEO di Accenture Interactive. «Il cliente che ha bisogno solo di un servizio di advertising tradizionale non è fra i nostri obiettivi».

Un esempio per essere più chiari: «Pensiamo a una catena di ristorazione. Rientrerebbe nella tipologia di clienti di cui siamo alla ricerca se volesse reinventare l’esperienza della ristorazione; il modo di interagire con i propri clienti, quando sono ancora a casa, o per strada attraverso il mobile o la tecnologia presente nell’ automobile; offrendo insomma servizi che arricchiscono l’esperienza della ristorazione, come la prenotazione di un tavolo, del parcheggio, l’organizzazione di una festa o la personalizzazione del menu sulla base delle proprie preferenze». È in questo particolare ambito, quello del «reinventare la customer experience», che Accenture Interactive intende giocare la sua partita.

«I clienti – conclude Whipple – hanno una scelta: possono convincersi che un fornitore di marketing, ad esempio un’agenzia pubblicitaria, sia in grado di creare team tecnologici di centinaia di professionisti sparsi per il mondo, in luoghi dove i costi sono più bassi, oppure affidarsi una realtà come la nostra, esperta di tecnologia e con team di professionisti in tutto il mondo in grado di fornire quella tecnologia nell’area del marketing».

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