Theresa May ha avvertito i colleghi Tory che, in caso venisse sfiduciata stasera come leader di partito, i tempi necessari per dar vita ad una nuova leadership imporrebbero di “rinviare o revocare” l’articolo 50 di notifica della Brexit. E far quindi saltare o slittare – come ha notato nel Question Time, rispondendo alla mano tesa rivoltale dal veterano Ken Clarke, conservatore moderato, che aveva definito “irresponsabile” la sfida alla sua leadership dei brexiteers ultrà – l’uscita del Regno dall’UE fissata per il 29 marzo.

Duro scontro fra Jeremy Corbyn e Theresa May sul rinvio della ratifica dell’accordo sulla Brexit nel Question Time ai Comuni. La premier Tory ha detto di aver fatto “alcuni progressi” ieri a Bruxelles alla ricerca di ulteriori “rassicurazioni” sul backstop, ma che serviranno ulteriori incontri e ha rifiutato di impegnarsi per un nuovo voto parlamentare prima della pausa di Natale. “Questo è inaccettabile”, ha tuonato Corbyn, accusando May di “oltraggio al Parlamento” e di voler portare il Paese “nel caos”.

Il Primo Ministro britannico affronterà, quindi, questo pomeriggio un voto di sfiducia richiesto da suoi compagni di partito, scontenti per la sua gestione della Brexit e per l’accordo con l’UE. Il voto è scattato dopo che 48 deputati – il 15% del totale – hanno scritto una lettera che lo richiedeva. Voteranno 315 membri del partito presenti in Parlamento. Se perde, resterà premier, ma solo fino all’elezione del nuovo leader, che diventerà primo ministro senza bisogno di elezioni politiche.

L’annuncio del voto è stato dato da Graham Brady, leader della cosiddetta Commissione 1922 del partito conservatore (responsabile di queste procedure), Graham Brady, che ha detto di aver ricevuto il numero necessario di lettere. Se May raggiunge i 158 voti necessari, la sua leadership non potrà essere messa in discussione per un altro anno. Se verrà sconfitta, non potrà ripresentarsi, e scatterà il meccanismo per l’elezione del suo successore: prima verranno avanzate le candidature, poi ci sarà il voto dei parlamentari, quindi il voto degli iscritti in tutto il Regno Unito.

“Mi opporrò a quel voto con tutto quello che ho”: ha dichiarato oggi la Premier britannica commentando il voto su una mozione di sfiducia – previsto per questo pomeriggio – richiesto da suoi compagni di partito. “Un cambio di leadership nel Partito Conservatore adesso” avrebbe conseguenze sull’accordo di Brexit, che “un nuovo leader non avrebbe tempo di rinegoziare”, e “metterebbe a rischio il futuro del nostro Paese causando un’incertezza che non siamo in grado di sostenere”, ha aggiunto la Premier britannica.

Tusk- “Data la gravità della situazione nel Regno Unito, inizio” la mia lettera di invito ai leader UE al vertice di domani e venerdì “con la Brexit. L’intenzione è di ascoltare la valutazione del Primo Ministro britannico, e quindi, di incontrarci a 27 per discutere della questione ed adottare le opportune conclusioni”.

Merkel- “Ci siamo preparati anche all’ipotesi di una hard Brexit”. Lo ha detto Angela Merkel interpellata nel parlamento dai colleghi, riferendo della discussione di stamattina nel suo gabinetto, dove sono state decise delle misure di protezione nel caso in cui si arrivasse ad un’uscita disordinata di Londra dall’UE. Merkel ha tuttavia sottolineato che Berlino “spera in un’uscita ordinata”.

La sfida in casa Tory a Theresa May significa che “il Paese non ha un leader”. Lo afferma Tom Watson, numero due del Labour, commentando gli ultimi sviluppi in casa Tory.

“La Brexit è una rivoluzione che divora i suoi figli”, ha aggiunto Watson citando lord Andrew Adonis, ex ministro laburista pro-UE, e ricordando come il tema dell’uscita dall’UE abbia “già consumato tre primi ministri: Thatcher, Major e Cameron. Sembra che Theresa May sia il quarto. Il Paese non ha un leader in un momento cruciale della nostra storia”.

 

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