Nel 2017 il prezzo medio della terra in Italia è stato di circa € 20mila per ettaro: valore inferiore alla media nord-europea, ma di gran lunga superiore a quella europea, soprattutto se si considera che il flebile aumento arriva dopo cinque anni di continue svalutazioni.

Forse è prematuro parlare di ripresa del mercato fondiario, ma di certo gli indicatori che preludono a una congiuntura favorevole ci sono tutti, descritti sapientemente nell’indagine sul mercato fondiario che il CREA pubblica ogni anno. In generale il comparto delle compravendite – desunto dalle statistiche ISTAT sull’attività notarile – è cresciuto del 2% consolidando un trend virtuoso inaugurato due anni prima. Segnali importanti arrivano anche dagli investitori (il cui interesse è in forte crescita) e dal credito che – secondo la Banca d’Italia – centra per il quarto anno consecutivo una crescita del 2%, mettendo a segno erogazioni sopra i € 500 milioni l’anno.

Il valore medio nazionale delle compravendite nasconde una forte differenziazione tra aree con il Nord (trainato dal Nord-Est) stabilmente sopra i € 40mila l’ettaro e un Mezzogiorno in cui il valore del mercato fondiario si aggira su una forbice compresa tra gli € 8 e i € 13mila l’ettaro. Nel tempo i valori fondiari al Sud sono lievitati, ma il differenziale con il Settentrione risulta ancora molto marcato. Tanto al Nord quanto al Sud, la domanda è orientata verso terreni dotati di buona fertilità, ma anche di caratteristiche accessorie, come la vicinanza di infrastrutture irrigue, di reti stradali e la possibilità di prospettive commerciali legate a particolari produzioni agricole (come nel caso dei vigneti).

Il tasso di inflazione è tornato a erodere il patrimonio fondiario: si registra infatti un ulteriore calo dell’1%, che va a sommarsi alle ormai ultradecennali riduzioni del valore reale del bene fondiario, diminuito del 13%. Attivo anche il quadro relativo agli affitti dei terreni. La superficie disponibile in Italia – compresi gli usi gratuiti – ammonta a 5,7 milioni di ettari, incidendo su circa la metà della SAU totale (46%). Rispetto al 2010 l’incremento netto è stato di oltre 860mila ettari (+18%) rispetto al 2010.

È soprattutto nelle regioni meridionali e in quelle del Nord-Est che si verificano gli incrementi più sostanziali (+21%), seguite da quelle centrali (+18%) e dal Nord-Ovest (+9%), sebbene in quest’ultime regioni il livello di superficie in affitto risulti già abbastanza elevato (63% della SAU totale).

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