L’emergenza sanitaria di peste suina africana scoppiata in Cina e recentemente anche in Belgio – che ha deciso nei giorni scorsi l’abbattimento di capi sani nelle zone coinvolte – potrà avere nel 2019 un impatto significativo sull’interscambio mondiale, favorendo soprattutto USA, Canada e Brasile, specialmente se il contagio si estenderà ad altri grandi esportatori come Germania e Francia.

Lo rileva un’analisi di Rabobank, la banca d’affari olandese specializzata negli investimenti nei mercati agricoli. L’Europa occidentale concentra il 35% delle esportazioni globali di carni suine.

Intanto in Cina i blocchi interni delle movimentazioni di animali vivi hanno già innescato nei maggiori centri urbani rincari per le carni di circa il 40 %.

La Commissione Europea intanto ha accolto favorevolmente la decisione del Belgio di procedere all’abbattimento preventivo di alcuni capi a dieci giorni dall’identificazione del virus della peste suina africana in alcuni allevamenti del Paese. «Le autorità belghe hanno preso la decisione giusta per abbattere animali sani nella zona colpita, per prevenire che la malattia colpisca altri allevamenti finora immuni», ha detto una portavoce nel corso della conferenza stampa quotidiana dell’esecutivo europeo.

La lotta contro questo virus – che colpisce solo suini e cinghiali ed è sicuro per gli esseri umani – rappresenta «una priorità» della Commissione UE perché «è una minaccia per l’economia europea», ha aggiunto la portavoce, quantificando in «una dozzina» il numero di Paesi membri colpiti dal virus.

 

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