Profitti da record per il settore della pesca a livello europeo. È quanto emerge dal rapporto annuale, che è stato diffuso nei giorni scorsi dalla Commissione Europea, sui risultati economici conseguiti dai pescherecci battenti bandiera degli Stati membri.

Il rapporto si basa sui dati, riferiti al 2016, trasmessi a Bruxelles dalle amministrazioni nazionali e sulle analisi degli esperti che compongono lo STECF, il Comitato scientifico, Tecnico e Economico, organo di consulenza della Commissione.

Nel 2016, il profitto netto di settore si è attestato a € 1,3 miliardi, con un aumento di circa il 70% sull’anno precedente. E i dati preliminari disponibili indicano che il trend positivo è proseguito anche nel 2017 e nei primi mesi dell’anno corrente. Il valore aggiunto ha superato i € 4 miliardi con un incremento del 15% sul 2015.

Nel rapporto della Commissione UE si rileva che sulla brillante performance del settore hanno inciso, in particolare, la diminuzione del prezzo dei carburanti e l’aumento dei prezzi riconosciuti ai pescatori.

«L’impegno per la sostenibilità a lungo termine della pesca sta dando tangibili risultati a favore delle imprese e delle comunità costiere», ha commentato il Commissario UE per gli affari marittimi e la pesca, Karmenu Vella.

Secondo gli esperti di Bruxelles, il rialzo dei prezzi è da mettere in relazione con la riduzione delle catture determinata dalla politica comune della pesca. In altre parole, c’è un legame stretto tra i profitti realizzati dalle imprese e il miglioramento della condizione biologica degli stock.

Risultati positivi anche per la flotta italiana. Il profitto netto è stato nel 2016 di € 918 milioni, in aumento di due punti percentuali sul 2015.

A livello commerciale, i prezzi riconosciuti ai pescatori sono saliti di circa il 2%, grazie anche alle iniziative varate a livello locale nell’ultimo triennio per l’informazione dei consumatori e per la tracciabilità dei prodotti. A questo riguardo, nel rapporto della Commissione UE è stato rilevato il crescente ruolo delle organizzazioni di produttori, in particolare nei compartimenti marittimi siciliani e nel Nord Adriatico.

Passando ai dati riferiti al commercio internazionale, l’interscambio si è chiuso lo scorso anno in negativo per un ammontare di € 5 miliardi. Tonno in scatola, sardine e vongole i prodotti ittici maggiormente esportati. Acciughe e sardine le specie più pescate, con un’incidenza del 35% sul totale degli sbarchi. Seguono pesce spada (13%) e vongole con l’8%.

 

 

 

 

 

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