Con l’entrata in vigore dei dazi statunitensi contro la Cina, e di conseguenza con la risposta di Pechino a base di altrettante sanzioni, decine di miliardi di dollari di interscambio sono il primo colpo di una guerra economica che potrebbe coinvolgere centinaia di miliardi di dollari di business in una escalation drammatica e con riflessi globali.

Le prime mire di Washington riguardano $ 34 miliardi in macchinari, componenti per auto e tecnologie mediche importate dalla Cina, cui faranno seguito decisive misure cinesi dirette contro prodotti americani quali: beni agricoli (semi di soia, sorgo e cotone) e fuoristrada. Washington ha di mira ben 818 categorie di prodotti mentre Pechino 545. Si prevede anche un secondo round di sanzioni per un valore complessivo di ben $ 14 miliardi per entrambe le parti.

Pechino ha già iniziato a bandire formalmente la produzione americana (nel 2017, $ 14 miliardi di import) e a rifornirsi di soia dal Brasile, (+30%). Pechino ha avvertito che il conflitto commerciale mieterà subito alcune vittime indesiderate: $20 miliardi è il fatturato realizzato complessivamente in Cina da aziende straniere, tra cui diversi gruppi statunitensi. 

Anche multinazionali non americane, ma con importanti impianti statunitensi, in particolare nel settore automobilistico, subiranno le dirette conseguenze del conflitto scatenato da Washington. Inoltre, alcuni marchi europei (BMW e Daimler) esportano SUV in Cina da stabilimenti americani; quindi dovranno scontare dazi del 40%.

Tra le società americane del settore più colpite ci sono Ford e Tesla. L’impatto è ancora più duro perché Pechino ha di recente deciso di abbassare i propri dazi su veicoli d’importazione dal 25% al 15% , un vantaggio che adesso andrà tutto a favore di altri produttori di SUV fuori dai confini americani, come la giapponese Toyota.

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