Theresa May ha gettato la spugna per evitare un’umiliante sconfitta. Il voto in Parlamento sull’accordo su Brexit, previsto per martedì 11, è stato rinviato a data da destinarsi: lo ha annunciato la stessa premier britannica.

«Rinvieremo il voto previsto per domani -ha detto la May -. Ho ascoltato attentamente le opinioni dei deputati ed è chiaro che hanno bisogno di ulteriori garanzie, soprattutto sul backstop». La polizza di assicurazione per evitare il ritorno a un confine interno in Irlanda è il punto più controverso dell’accordo ma, ha sottolineato la Premier, «è una garanzia necessaria e non esiste un accordo possibile senza backstop, conseguenza inevitabile di una trattativa».

La May ha detto che nei prossimi giorni tornerà a Bruxelles per cercare ulteriori garanzie e che avrà anche incontri con leader europei per poi tornare in Parlamento con un testo rivisto. Nel frattempo, il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha convocato per giovedì 14 un vertice a 27 sulla Brexit, «per facilitare la ratifica del Regno Unito» e per discutere anche di un «eventuale scenario di mancata intesa».

Fino a lunedì 10/12, il Governo aveva insistito che la votazione avrebbe avuto luogo martedì 11/12 come previsto, ma diversi ministri avevano consigliato alla May di rinviare perché una vittoria sembrava impossibile.

Oltre ai deputati dell’opposizione laburista infatti, un centinaio di deputati conservatori avevano dichiarato l’intenzione di votare contro l’accordo negoziato dalla May, rendendo una sconfitta inevitabile. Servono i voti di 320 deputati per l’approvazione e la Premier poteva contare su circa 200. Dopo avere passato il fine settimana a cercare di convincere i deputati incerti, la May ha concluso che non ce l’avrebbe fatta.

L’annuncio della May ha fatto calare ulteriormente la sterlina, che ha perso lo 0,8% sull’ Euro arrivando a £ 1,10, il minimo da tre mesi, e lo 0,5% sul dollaro toccando quota $ 1,26 dollari, il punto più basso da un anno e mezzo.

Dopo un anno e mezzo di complesse e delicate trattative con Bruxelles, quindi, il compromesso proposto dalla May non ha trovato consensi. Senza il via libera del Parlamento, l’accordo non può essere ratificato e diventare operativo. L’incertezza sui tempi e i modi di Brexit continua.

La May potrebbe rinviare il voto fino a dopo Natale: in base alle regole la Premier ha tempo fino al 21 gennaio, termine ultimo per presentare il piano al Parlamento. Il suo negoziatore-capo, Oliver Robbins, è tornato a Bruxelles per sondare la disponibilità della UE a fare altre concessioni a Londra.

Arlene Foster, la leader del Democratic Unionist Party (DUP), il partito sul quale la May dipende per avere la maggioranza in Parlamento, ha dichiarato che la Premier deve rinegoziare la controversa questione del “backstop”. Le speranze di ri-negoziare l’accordo o modificare alcune parti sembrano però vane.

La portavoce della Commissione Europea Mina Andreeva ha ribadito che l’UE non intende riaprire i negoziati. Il premier irlandese Leo Varadkar ha ricordato che «questo è l’unico accordo sul tavolo e ha il sostegno di 28 Governi».

Il rinvio deciso dalla May è un «gesto disperato», ha detto il leader laburista Jeremy Corbyn, e dimostra che la Gran Bretagna «non ha più un Governo funzionante».

L’opposizione potrebbe ora cogliere l’occasione al balzo e presentare una mozione di sfiducia al Governo già martedì 11. Il partito laburista da solo non ha i numeri per farla approvare, ma potrebbe creare un’alleanza ad hoc con gli oltranzisti pro-Brexit conservatori per far cadere la May e andare ad elezioni anticipate.

Nicola Sturgeon, primo ministro scozzese e leader dell’SNP, ha promesso a Corbyn il sostegno del suo partito se deciderà di procedere con una mozione di sfiducia «contro questo Governo incompetente, che ha posto gli interessi di un partito diviso al di sopra degli interessi del Paese».

Le reazioni dall’Europa non si sono fatte attendere. Il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha spiegato che il prossimo Consiglio europeo avrà «un ospite a sorpresa: la Brexit. Sono sorpreso perché ci eravamo messi d’accordo con il governo britannico e a quanto pare ci sono problemi quando ci si avvicina alla meta». Juncker ha difeso l’accordo raggiunto fra Londra e Bruxelles, evidenziando che non ci saranno margini di revisione del testo: «Incontrerò la Premier britannica May questa sera, l’accordo che abbiamo raggiunto è il migliore possibile, l’unico possibile, non c’è margine di manovra per nuovo negoziato».

 

 

 

 

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