I segnali sono tutti per una conferma del primato di Mosca sul mercato del frumento. Complici le dinamiche valutarie di questi mesi che stanno dando un ulteriore vantaggio al gigante dell’ex Unione Sovietica. Da inizio luglio a fine agosto (primi due mesi della campagna 2018-19) – riferisce il Board britannico AHDB – l’Egitto, primo importatore mondiale, attraverso le aste dell’acquirente unico statale GASC (General Authority for Supply Commodities) ha reperito sui circuiti internazionali 1,6 milioni di tonnellate di frumento, per il 78% rappresentati da grani russi, contro il 74% dell’anno scorso. Nell’intera campagna 2017/18 la stessa quota si era già spinta al 79%, dal 65% del 2016-17.

Numeri che consolidano l’influenza di Mosca sui mercati globali, con i grani russi che sono ormai la base di riferimento per il pricing degli altri Paesi esportatori, ad iniziare da Francia, Ucraina e Romania, i più attivi tra i competitor sul mercato egiziano. Il fenomeno – osservano ancora gli analisti britannici – si è accentuato sensibilmente con il deprezzamento del rublo sui mercati valutari. La moneta russa, oggi ai minimi da aprile del 2016 nel rapporto di cambio con il dollaro USA, pone il Paese in una condizione di ulteriore vantaggio sul piano competitivo.

La svalutazione ha reso infatti più convenienti gli acquisti in dollari di grani russi senza intaccare i corrispettivi in valuta locale. Un fenomeno che potrebbe peraltro proseguire, se non addirittura accentuarsi, dal momento che i prevedibili inasprimenti della politica monetaria in USA, con nuovi rialzi dei tassi di interesse, andranno ancora a rafforzare il dollaro e a indebolire le valute dei Paesi emergenti. Una prospettiva che gioca dunque ancora a favore di Mosca che, nonostante il calo dei raccolti di frumento (da 84,9 a 67 milioni di tonnellate, basandosi sulle ultime stime dell’IGC), manterrà il primato dell’export, grazie alle abbondanti giacenze di vecchia produzione (15 milioni di tonnellate).

Lo scenario – osserva l’analisi dell‘International Grains Council – incorpora anche il significativo peggioramento delle valutazioni sul raccolto UE, ridotte di 4 milioni di tonnellate rispetto alle indicazioni di luglio. Dai prospetti di agosto emerge per il frumento tenero una produzione 2018 nei Ventotto di 127,1 milioni di tonnellate, corrispondenti a un meno 10% su base annua. Sulla stessa linea dell’IGC gli analisti francesi di Stategie Grains che, sempre nell’UE si attendono, oltre al crollo della produzione di frumento, un’impennata a 19 milioni di tonnellate delle importazioni di granoturco, massimo di sempre, in previsione di un extra impiego di mais nei mix foraggeri, più poveri quest’anno nel contenuto di frumento e orzo.

Da rilevare che nell’Outlook di agosto l’IGC ha rivisto ancora al rialzo la stima sul raccolto mondiale di mais, portandola a un miliardo e 64 milioni di tonnellate, 12 milioni in più rispetto alle indicazioni di luglio. Su base annua si avrà un output aggiuntivo di quasi 20 milioni, insufficientemente però a coprire un fabbisogno record di un miliardo e 105 milioni di tonnellate. Inevitabili le ricadute sulle giacenze di fine campagna, previste ai minimi da sette anni e alleggerite di 41 milioni di tonnellate. Lo stock-to-use ratio, indicatore che fornisce l’incidenza delle scorte sui consumi, è stimato al 22,7%, in forte calo rispetto al 27,6% della scorsa campagna e ad oltre il 30% di due anni fa.

 

 

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