I Ministri dell’Agricoltura francese, Stephane Travert, e il suo omologo britannico, George Eustice, hanno deciso di assumere un’iniziativa congiunta per bloccare le tensioni tra i pescatori di capesante nel Canale della Manica.

Il 5 settembre a Londra, è stato fissato un incontro a cui partecipano anche i rappresentanti delle associazioni professionali, con l’obiettivo di trovare un accordo bilaterale sul periodo consentito per l’attività di cattura.

Negli anni passati i pescatori britannici aventi imbarcazioni di lunghezza superiore a 15 metri, hanno rispettato il “fermo pesca“  deciso dalle autorità francesi, che di solito scatta da metà maggio fino all’inizio di ottobre, allo scopo di tutelare la condizione biologica dello stock. Quest’anno le organizzazioni francesi hanno chiesto di estendere il “fermo” anche alle unità britanniche di lunghezza inferiore ai 15 metri.

La richiesta è stata respinta. E in assenza di un accordo, sono partite le tensioni tra i pescherecci dei due Stati Membri, che sono arrivati a fronteggiarsi apertamente in mare.

In una nota la Coldiretti ha ricordato che le importazioni sono ammontate a € 27 milioni, di cui la metà in arrivo dal Regno Unito. E la Francia è il secondo fornitore.

Secondo fonti della Commissione Europea, le tensioni in atto sono anche alimentate dalle incertezze relative al futuro delle relazioni tra UE e Regno Unito nel settore della pesca dopo la “Brexit” in calendario il 29 marzo 2019.

In un “Libro Bianco” diffuso lo scorso mese di luglio, il governo di Londra ha annunciato che, dopo la “Brexit”, deciderà in modo unilaterale l’accesso nelle proprie acque territoriali dei pescherecci della UE.

Secondo fonti britanniche, nel periodo 2012-2016, le catture effettuate dalle imbarcazioni degli altri Stati Membri dell’Unione sono ammontate a 760 mila tonnellate, per un valore di oltre € 600 milioni. Cifre nettamente superiori a quelle realizzate nello stesso periodo dai pescherecci del Regno Unito.

«La ripartizione delle possibilità di cattura nel quadro della politica comune della pesca sono obsolete, e non riflettono correttamente le risorse ittiche nelle acque britanniche», ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente, Michael Gove.

La replica da parte della Commissione Europea è stata netta. Se le imbarcazioni battenti bandiera degli Stati Membri della Unione non saranno autorizzate ad accedere liberamente nelle acque britanniche, le catture dei pescherecci del Regno Unito non potranno essere vendute sul mercato europeo.

La flotta italiana è interessata solo alle quote di tonno rosso e pesce spada fissate ogni anno per il Mar Mediterraneo dall’ICCAT (Commissione Internazionale per la conservazione dei Tonnidi nell’Atlantico), e ripartite dal Consiglio UE tra gli Stati Membri. Nessuna quota è assegnata al Regno Unito.

 

 

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