Arriva così a conclusione il riassetto del gruppo della Medusa, sul quale circolavano indiscrezioni di vendita dall’estate. Il mega-prezzo ha fatto la differenza: Michael Kors ha messo sul piatto la cifra più elevata battendo chi tra i diversi gruppi strategici che stavano guardando il dossier (come l’americana Tapestry, che possiede marchi Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman) e chi come la francese Kering ha invece trattato a lungo.

Proprio il colosso transalpino sarebbe arrivato a offrire una cifra ben inferiore (ma superiore al miliardo di euro). I desiderata della famiglia Versace erano altri: vicini alla cifra che ora è stata assecondata dallo stilista statunitense Micheal Kors (assistito da Barclays), che non ha badato quindi a spese.

Del resto, tutto il settore italiano del lusso e della moda sembra pronto a un riassetto: una sorta di rivoluzione in cui le famiglie proprietarie sembrano pronte a lasciare il campo a nuovi investitori sull’altare della globalizzazione.

Continuano da mesi, anche se la famiglia ha sempre smentito, le indiscrezioni sulla cessione di Ferragamo a fondi di private equity, mentre la maison Trussardi, controllata dalla famiglia e guidata da Tomaso Trussardi, è vicina alla vendita al fondo di turnaround della CDP, cioè Quattro R.

Tornando a Versace, il prezzo di vendita a $ 2 miliardi implica multipli stellari. Versace è una maison globale, con un marchio conosciuto in tutto il mondo e forti possibilità di sviluppo sul mercato americano: ma il gruppo esce da una fase di ristrutturazione e ha rivisto l’utile (15 milioni rispetto alla perdita di 7,4 milioni dell’anno precedente) soltanto nell’ultimo esercizio.

Inoltre, Michael Kors, secondo i rumors, dovrebbe finanziare con debito bancario una bella fetta dell’acquisizione, tanto che a Wall Street il titolo è sceso ieri del 7%.

Come mai Versace ha deciso di vendere? Il gruppo della Medusa è arrivato al termine di un processo di ristrutturazione durato anni e Blackstone ha supportato la maison in questo passaggio aziendale.

Ora è necessaria una nuova fase fatta di grandi investimenti e sinergie internazionali: una fase che poteva essere realizzata solo all’interno di un grande gruppo internazionale quotato. Se poi Michael Kors sia la scelta giusta (rispetto a Kering, che ha in portafoglio, tra gli altri, Gucci e Bottega Veneta) lo dirà il futuro, sicuramente ha offerto il prezzo più alto. All’accordo hanno lavorato i banchieri di Goldman Sachs e gli studi legali Cleary Gottlieb, Chiomenti, Gianni Origoni Grippo Cappelli e Orsingher Ortu.

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