Le rinnovabili consolidano il proprio ruolo di primo piano nel sistema energetico nazionale, confermandosi componente centrale per lo sviluppo sostenibile del Paese, con rilevanti ricadute occupazionali ed economiche.

È questa la fotografia che emerge dall’ultima «Relazione sulla situazione energetica nazionale» realizzata dal Gestore Servizi Energetici (GSE). Il rapporto analizza i dati relativi all’anno 2017, valutando – tra l’altro – i progressi delle fonti verdi rispetto alle annualità precedenti e, soprattutto, nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi fissati sia a livello nazionale che europeo sul fronte dell’eco-sostenibilità della produzione energetica.

In particolare – si legge – «si stima che nel 2017 le Fonti Energetiche Rinnovabili (Fer) abbiano coperto – nonostante la perdita di una parte della generazione idroelettrica per effetto della bassa piovosità – il 17,7% dei consumi finali lordi di energia, il valore più elevato mai registrato e che risulta al di sopra degli obiettivi europei al 2020». Si tratta di una quota in crescita rispetto all’anno precedente (17,4%) e che corrisponde al rapporto tra i consumi da FER, per 21,8 MTEP, e i consumi finali lordi complessivi (123 MTEP).

L’obiettivo UE per le rinnovabili è fissato al 17%, mentre passerà al 32% entro il decennio successivo (al 2030) in base alla road map di recente tracciata dalla Direttiva Red II.

Con riferimento al solo settore elettrico, l’incidenza delle fonti verdi sul consumo interno lordo di elettricità (al netto dei pompaggi) – calcolata in base ai criteri della direttiva 2009/28/CE – è risultata pari al 34,2%, in lieve aumento rispetto al 2016 (34,0%).

Nel dettaglio, la produzione di elettricità da rinnovabili ha raggiunto quota 104 TWh: di questi, a parte i 36,1 TWh provenienti dall’idroelettrico (con un calo del 6,3% rispetto al 2016), quasi il 44% fa capo a solare (24,4 TWh, con una crescita su base annua del 2,3%) e bioenergie (19,3 TWh, in leggero calo del 0,3% rispetto all’anno prece-dente); a seguire si piazzano eolico (17,7 TWh) e geotermia (6,2 TWh). Secondo i dati preliminari, infine, nel 2017 sono stati installati circa 930 MW, di cui 415 MW fotovoltaici (40 MW in più rispetto al 2016) e circa 370 MW eolici (aumento di 120 MW rispetto al 2016).

Per quanto riguarda il settore termico, la fonte verde più utilizzata è la biomassa, in primis legna e pellet nel residenziale; gli apparecchi in esercizio sono circa 7 milioni, con un mercato annuale di 0,2-0,4 milioni di apparecchi. Rilevante anche il contributo delle pompe di calore per riscaldamento: quelle in esercizio sono circa 20 milioni, con un mercato annuale di 1-1,5 milioni. I consumi nel campo delle rinnovabili termiche dipendono principalmente da fattori climatici: nel 2017, secondo le stime preliminari, si è registrato un lieve incremento rispetto al 2016 (attribuibile alle temperature più rigide) dei consumi termici finali da FER, con 11 MTEP (rispetto a 10,5 dell’anno precedente), di cui oltre 8 MTEP riconducibili alle biomasse.

Sul fronte dei trasporti, invece, la crescita delle rinnovabili è favorita dall’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti. Nel 2017 si è avuto un lieve incremento delle immissioni rispetto al 2016 (+2%), in particolare per il biodiesel double counting (+13%), ovvero quello ottenuto a partire da rifiuti, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie ligneo-cellulosiche).

La quota rinnovabile nel settore (target del 10% al 2020) è stata del 7,2% nel 2016 (ultimo dato disponibile), con il 76% dei consumi è ascrivibile ai biocarburanti.

Rilevante l’impatto delle energie verdi sul fronte occupazionale. Il rapporto del GSE, infatti, stima che – nel 2017 – alle attività legate alla realizzazione e gestione di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili siano corrisposte circa 70mila unità di lavoro permanenti (correlate all’esercizio degli impianti) e quasi 44mila temporanee (connesse agli investimenti).

Il GSE, infine, sottolinea l’apporto delle fonti “pulite” sul versante dell’autonomia energetica dell’Italia: «La progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell’intensità energetica – si legge nel rapporto – hanno contribuito, negli ultimi anni, alla riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle fonti di approvvigionamento estere. La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (pari al 76,5%) ma più bassa di circa 6 punti percentuali rispetto al 2010».

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