Con un valore superiore ai € 3 miliardi, il Regno Unito rappresenta il quarto mercato per l’export agroalimentare italiano, ma il primo per Prosecco (quattro bottiglie su dieci esportate finiscono in questo Paese), pelati e polpe di pomodoro (20% dell’export a valore). Svalutazione della sterlina e tutela delle indicazioni geografiche rappresentano le grandi incognite collegate alla Brexit, alla luce della “sensibilità” delle nostre esportazioni al tasso di cambio e del fatto che quasi un terzo delle vendite di food&beverageMade in Italy” sul mercato britannico riguardano prodotti DOP/IGP.

Il quadro – a sei mesi dalla data ufficiale del divorzio del Regno Unito dall’Unione Europea – e ancora in mancanza di un accordo sulle modalità di uscita, è stato fatto il 28/09/18 al III Forum Agrifood Monitor di Nomisma e CRIF.

Nell’ultimo decennio il Regno Unito ha aumentato i propri acquisti di prodotti del “Made in Italy” del 43%, ben più di quanto fatto nei confronti dei nostri concorrenti francesi o olandesi, ma meno rispetto a quelli spagnoli o tedeschi (+55%). Nei mesi successivi alla dichiarazione di uscita dall’UE, sancita con il referendum e con una sterlina svalutata di oltre il 10% rispetto all’Euro, i tassi di crescita delle nostre vendite sul mercato britannico si sono ridotti per poi riprendersi nei primi sette mesi del 2018, quando l’import di prodotti alimentari dal nostro Paese ha registrato un quasi +3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tuttavia, se dal dato dell’export agroalimentare complessivo si passa a considerare quello delle singole produzioni, la rilevanza del Regno Unito assume ben altri contorni.

«La Gran Bretagna assorbe circa il 40% di tutto l’export di Prosecco – dichiara Denis Pantini, responsabile dell’area Agroalimentare di Nomisma – mentre su pelati e polpe di pomodoro, l’incidenza è del 20%».

Tra i prodotti che vantano valori di esportazione più contenuti (sotto i € 100 milioni in questo mercato) vanno segnalati le zuppe pronte e i fagioli in scatola, per i quali UK assorbe circa un terzo del relativo export. Anche i formaggi grana DOP (Parmigiano Reggiano e Grana Padano) contano sul Regno Unito per il 9% delle proprie vendite oltre frontiera.

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