Giornata nera per Piazza Affari, dopo che nella notte il Governo ha approvato la manovra finanziaria che prevede un rapporto tra deficit e PIL a quota 2,4%. Il FTSE MIB perde il 2,6% segnando la performance peggiore in Europa. Anche lo spread sale in area 265 punti. Sono invece più caute le altre Borse europee, anche se la situazione italiana finisce per incoraggiare le vendite in tutti i listini del Vecchio Continente.

Del resto, la manovra finanziaria dell’Esecutivo italiano dovrà essere vagliata dalla Commissione Europea, che valuterà i documenti programmatici di bilancio per il 2019 di tutti gli Stati Membri della zona Euro, inclusa l’Italia, nelle settimane successive alla loro presentazione, che deve avvenire entro il 15 ottobre.

A ottobre, tra l’altro, si pronunceranno sul Belpaese anche le agenzie di rating Standard & Poor’s e Moody’s. Il Commissario Europeo, Pierre Moscovici , ha dichiarato che «non c’è interesse in una crisi tra la Commissione e l’Italia, nessuno ha interesse in questo perché l’Italia è un Paese importante dell’Eurozona». Tuttavia, ha detto ancora il Commissario, «non abbiamo interesse neppure nel fatto che l’Italia non rispetti le regole e non riduca il debito, che rimane esplosivo»,

A Piazza Affari sono in calo tutti i titoli del FTSE MIB, con i finanziari che accusano pesanti cali. Vanno a picco le banche con perdite fino al 7% per Banco Bpm, che guida i ribassi. Sono in profondo rosso le Intesa Sanpaolo, le Unicredit, e le Ubi Banca. Perdono quota anche le Mediobanca, che comunque rimangono sotto la lente dopo che il gruppo Bolloré a sorpresa ha disdettato il patto in anticipo. Solo una manciata di titoli tenta di arginare le perdite o addirittura di salire. Si tratta di Ferrari e Moncler. Perde meno del listino Atlantia, in attesa di novità sul ruolo che la società giocherà nella ricostruzione del Ponte. Il decreto governativo esclude il ruolo dell’azienda, ma gli esperti già mettono in conto una dura battaglia legale.

Forte rialzo dello spread, che dopo avere aperto a 261 punti , si attesta in area 265 punti. Il rendimento dei titoli decennali italiani è tornato al di sopra del 3%, fino al 3,11%, pagando dazio all’approvazione in Consiglio dei Ministri della Nota di aggiornamento al DEF che prevede un livello di deficit/Pil al 2,4% per i prossimi tre anni. Livello che desta preoccupazione tra gli esperti e che per altro dovrà essere esaminato sia dalla Commissione UE, sia dalle agenzie di rating.

Equita consiglia prudenza sul mercato italiano, temendo che si apra un periodo di incertezza dopo la manovra finanziaria approvata nella notte dal Consiglio dei Ministri e che prevede un rapporto tra deficit e PIL al 2,4% nei prossimi tre anni. «Restiamo prudenti nella nostra asset allocation – hanno commentato gli analisti della società di gestione – riteniamo che nel breve potremmo assistere ad un periodo di incertezza». Equita sottolinea che «da un punto di vista valutativo, il FTSE MIB oggi tratta con uno sconto del 25% circa rispetto allo Stoxx 600, tenendo conto del rapporto tra prezzo e utili». Lo sconto, tra l’altro, nell’ultimo periodo si è ampliato rispetto alla media degli ultimi anni. Secondo le stime di Equita è infatti salito al 25% dal 13% di media storica degli ultimi sette anni. Lo sconto aveva toccato un picco al 30% circa, a fine quando lo spread si era avvicinato a 300 punti.

Euro sotto quota $ 1,17: intanto continua a indebolirsi l’euro nei confronti del biglietto verde: la moneta unica passa di mano a 1,1628 (ieri a 1,1671). In rialzo il petrolio: il WTI, contratto con consegna a novembre, guadagna lo 0,2% a 72,24 dollari al barile.

Borsa Tokyo: Nikkei chiude a +1,4%. Seduta sui massimi da 27 anni per la Borsa di Tokyo che nel corso della sessione ha toccato i valori più alti dalla fine del 1991 e lo scoppio della bolla finanziaria. A sostenere il listino la buona performance di Wall Street e il forte calo dello yen nei confronti del dollaro dopo il rialzo della FED. I listini giapponesi hanno anche beneficiato di un ottimismo prevalente sulle borse estere che sembrano ignorare le preoccupazioni per le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e Cina. Al termine delle contrattazioni l’indice Nikkei dei titoli guida ha registrato un progresso di quasi l’1,4%.

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