Con un regolamento di esecuzione della Commissione del 26 novembre, è stato disposto il rimborso agli agricoltori di una somma pari a € 444 milioni.

L’importo era stato trattenuto sull’ammontare degli aiuti diretti della PAC, al fine di alimentare la riserva di crisi. La trattenuta ha riguardato le erogazioni superiori a € 2 mila in tutti gli Stati membri, con l’esclusione della Croazia dove il sistema di sostegno ai redditi agricoli non è ancora a pieno regime.

Il settore agricolo è stato colpito nel corso di quest’anno da alcuni eventi climatici eccezionali, ha evidenziato in una nota la Commissione Europea, come la prolungata siccità nel periodo primaverile ed estivo.

Tuttavia, non è stato necessario attingere alla dotazione della riserva di crisi, in quanto si sono rivelati sufficienti gli strumenti previsti dalla normativa ordinaria vigente.

Nel caso della siccità, in particolare, sono state autorizzate alcune deroghe alle regole in materia di “greening” e l’avvio anticipato degli aiuti diretti della PAC per il 2019. La riserva di crisi è stata varata con la riforma della PAC del 2013. Da allora, però, non è mai stata attivata nonostante tutte le difficoltà di mercato che il settore ha affrontato negli anni passati. Anche ai contraccolpi determinati dal blocco delle importazioni agroalimentari dall’UE, deciso dalla Federazione Russa nel 2014, si è fatto fronte con risorse prelevate direttamente dal bilancio dell’Unione.

Il motivo del mancato ricorso alla riserva di crisi è semplice. La sua attivazione avrebbe determinato, di fatto, una ri-allocazione delle risorse tra settori produttivi e tra Stati membri: è mancata la solidarietà. Ecco perché nelle proposte per la riforma della PAC dopo il 2020, la Commissione ha previsto la soppressione della vigente riserva di crisi. Gli interventi straordinari sarebbero finanziati direttamente dal bilancio agricolo dell’Unione, senza trattenute preventive sui trasferimenti destinati ai produttori.

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