Dal 29 marzo 2019, il Regno Unito non farà più parte dell’Unione Europea. A meno di un anno dalla scadenza, non c’è ancora un accordo complessivo sulle regole da seguire durante un periodo transitorio, per gestire il recesso britannico senza eccessivi contraccolpi (la cosiddetta “soft Brexit”).
Il periodo transitorio dovrebbe durare fino alla fine del 2020. Il tempo a disposizione servirebbe anche per far avanzare la trattativa sul futuro delle relazioni tra Bruxelles e Londra. Sono questi i passaggi di maggior rilievo di una comunicazione diffusa nei giorni scorsi da Michel Barnier, che guida il negoziato con il governo di Londra per conto della Commissione Europea.
Barnier ha poi posto in rilievo un punto che è di particolare interesse per il “Made in Italy” agro-alimentare. Per raggiungere l’intesa finale sul periodo transitorio, resta da risolvere anche la questione delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli.
Secondo fonti del Consiglio UE, i negoziatori britannici non intendono, al momento, garantire il riconoscimento e la tutela di tutte le indicazioni riconosciute dall’Unione; se non per un arco di tempo – limitato e prefissato – che consenta lo smaltimento dei prodotti presenti sul mercato. Posizione giudicata inaccettabile dalla delegazione UE, anche nella prospettiva del negoziato sulle relazioni bilaterali dopo la “Brexit” che dovrebbero essere fondate su un accordo di libero scambio.
Di regola, gli accordi di libero scambio – come quelli raggiunti, ad esempio, con Canada e Giappone – prevedono il riconoscimento e la tutela solo per un numero limitato di indicazioni geografiche.
Barnier ha, infine, sottolineato che non è molto il tempo che resta per chiudere l’accordo. Non si potrà andare oltre la fine del prossimo mese di ottobre, considerato che i testi dovranno essere sottoposti alle ratifiche parlamentari.
Senza l’accordo, non resterebbe che lo scenario di una “Brexit” senza regole, e il Regno Unito sarebbe a tutti gli effetti un Paese Terzo, come già indicato, dalla fine di marzo dell’anno venturo.
Intanto, la presidenza di turno austriaca del Consiglio UE ha fatto sapere che il “dossier Brexit” sarà discusso dai capi di Stato e di governo, in occasione di un incontro informale in programma il 20 settembre.
Sempre in materia di indicazioni geografiche, c’è da registrare che la Commissione Europea ha annunciato nei giorni scorsi la decisione di aderire all’Atto di Ginevra del Trattato di Lisbona, amministrato dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO).
Sul piano procedurale, la Commissione licenzierà in tempi brevi un progetto di raccomandazione che dovrà essere votato dal Consiglio.
Il Trattato di Lisbona risale al 1958, ha spiegato in una nota la Commissione, e consente di assicurare la protezione delle denominazioni d’origine mediante una singola registrazione.
Nel maggio 2015, il Trattato è stato modificato mediante l’Atto di Ginevra, con il quale la singola registrazione è stata estesa alle indicazioni geografiche.
Al Trattato di Lisbona aderiscono 28 Paesi (Italia compresa), di cui sette fanno parte della UE. Con l’adesione dell’Unione, ha sottolineato la Commissione, sarà più facile assicurare la piena tutela dei prodotti europei sui mercati di tutte le parti contraenti.