Al wine2wine di Verona il Ministro Centinaio annuncia: a breve confronto con MISE e MAECI per una regìa unica della promozione. Nono record consecutivo per le spedizioni di spumanti che trainano la performance del settore. Ma Parigi e Madrid crescono di più.

«Parlerò a breve con i colleghi dello Sviluppo Economico e degli Esteri per istituire un tavolo che costruisca una promozione unica del Wine&Food Made in Italy».
Lo ha annunciato martedì 26 novembre a Verona all’apertura di wine2wine, il Ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio. «Il problema del fare business all’estero è che l’Italia si presenta con troppi interlocutori che spesso hanno esigenze diverse: servono nuove regole di ingaggio valide per tutti con strumenti di comunicazione e promozione univoci».

«Ci apprestiamo – ha aggiunto il presidente di VeronaFiere, Maurizio Danese – a registrare per il nono anno consecutivo un nuovo record nelle esportazioni di vino. Tuttavia, dall’analisi dei dati, fatichiamo nei mercati chiave come USA, Regno Unito, Canada, registriamo perdite in piazze storiche come la Germania e la Svizzera e cresciamo poco in Asia».

In effetti i dati dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor (messi a punto elaborando cifre rese dalle dogane) tracciano infatti la proiezione delle vendite a fine 2018 dalla quale emerge una crescita del 3,8% a quasi € 6,2 miliardi di etichette Made in Italy esportate. Una variazione positiva in valore cui fa da contraltare invece una robusta flessione dei volumi in calo del 9% soprattutto a causa di una vendemmia scarsa come quella 2017.La crescita tuttavia, come d’altro canto avviene già da qualche anno a questa parte, è dovuta soprattutto agli spumanti (con in prima fila il Prosecco) che hanno contribuito a mantenere un risultato positivo in mercati chiave come Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Russia e Svezia e a limitare parzialmente i trend negativi di Giappone e Svizzera. In crisi invece la Germania (-4,1%).

In evidenza gli spumanti che registreranno ancora una volta una crescita in doppia cifra (+16,3%). Meno brillanti i fermi imbottigliati, che comunque chiuderanno a +1,2%. Il segmento soffre in particolare nei 3 principali Paesi buyer; USA (-1,9%), Germania (-5,4%), Regno Unito (-4,1%) -, ma anche in Giappone, Canada, Svizzera e Russia.
«Dall’analisi dei numeri – ha detto il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – quello che sembra emergere è che al di là di tutto, l’Italia cresce ma soprattutto grazie agli spumanti. Si tratta di un trend che va avanti ormai da alcuni anni e che nel 2018 si è maggiormente accentuato in alcuni Paesi come USA e Germania dove nel primo caso sono i vini fermi francesi, in particolare i rosé, a togliere mercato ai nostri prodotti, mentre in Germania sono i domestic wines a crescere maggiormente».

Il dettaglio sui top 10 Paesi importatori (USA, UK, Germania, Cina, Canada, Giappone, Svizzera, Russia, Svezia, Brasile), che da soli valgono i 2/3 degli scambi globali di vino, segnala una perdita di volume dell’export italiano in tutte le aree considerate ad eccezione degli USA (+0,9%).
Diverso lo scenario a valore, con decrementi in Germania, Giappone e Svizzera mentre sono positivi ma contenuti i trend nelle altre piazze, con Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Svezia e Russia destinati a crescere non oltre il 2%. Diverso il discorso sulla Cina, che ha chiuso da 6 mesi le proprie fonti doganali e dove l’Italia, secondo i principali partner commerciali, cresce del 3,8%.

«Stiamo assistendo a un cambio nelle polarità del mercato del vino – ha aggiunto il Direttore Generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – per questo serve un’armonizzazione delle politiche di promozione. Per quanto ci riguarda il nuovo piano industriale prevede un ulteriore sviluppo di Vinitaly sui mercati esteri».
Pur chiudendo in terreno positivo tuttavia l’Italia vedrà crescere lo spread (negativo) rispetto ai principali competitor europei visto che la Francia si prevede cresca del 4,8% (superando i € 9,54 miliardi). Bene anche la Spagna che con una crescita del 5,2% dovrebbe superare la soglia dei € 3 miliardi di export.

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